Cani da pastore una passione senza crisi, torna la sfida

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Cusio – Potremmo chiamarla una passione e – per loro – i cani, un mestiere, senza crisi. Perché se il mondo degli alpeggi è sempre più in ritirata, causa la scarsità di animali portati in montagna, quello dei cani da pastore guidati dai bergamini si allarga sempre più. Lo dimostra il campionato a loro dedicato, che da 11 anni si disputa ai Piani dell’Avaro di Cusio. Partito magari in sordina, ora raccoglie a ogni edizione fino a cento concorrenti, provenienti da tutta la Lombardia, ma in particolare dalle terre d’alpeggio, quindi Bergamo, Brescia, Sondrio, Lecco, Como e Varese. Con appassionati di ogni età, da chi ha dieci anni fino agli ottantenni, maschi e femmine. L’obiettivo dell’evento – organizzato dal Comune e anche quest’anno dedicato all’alpeggiatore Gianrenato Bianchi – è quello di avvicinare i più giovani a un patrimonio culturale millenario che non può andare perso, quello degli alpeggi e appunto dei cani da pastore. L’appuntamento è come sempre alle 12, per il pranzo alla baita degli alpini, nell’ambito della Festa della montagna, quindi alle 13 le iscrizioni e alle 14 il via alla gara.

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Averara, dove il sindaco spala la neve

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Averara – La montagna nel tempo si è andata spopolando, così chi vive e conosce quei territori non può che constatare una crescente difficoltà a prendersene cura, anche nelle piccole cose. Ad Averara, però, non ci si dà per vinti: per mettere un freno al rimboschimento dei prati attorno al paese, per esempio, l’amministrazione guidata dal sindaco Mauro Egman ha assoldato (a costo zero) degli «operatori» di tutto rispetto: gli asinelli prestati da un’azienda agricola della zona. «Siamo partiti lo scorso anno: gli asini sono stati portati nei prati, poi dei volontari passano più volte al giorno per accudirli e controllare che sia tutto a posto», spiega Egman. L’esperimento è riuscito, e quest’anno a maggio si riparte.

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Dalla Val Taleggio a Gorgonzola, rivive l’epopea della transumanza

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Taleggio e Gorgonzola, due paesi di montagna e pianura, due prodotti di un unico e inscindibile binomio «agriculturale» frutto della civiltà dei bergamini. Le persone che nei secoli scorsi si sono insediate sulla montagna orobica, popolandola e modellandone l’aspetto hanno espresso una significativa tradizione zootecnica e casearia, grazie alla quale le rispettive famiglie sono riuscite a sopravvivere anche in contesti non facili, dove l’agricoltura non era sempre di casa. Essi – ci riferiamo a molte generazioni di allevatori – hanno stretto un forte legame con la pianura e le colture agrarie connesse ai territori piani, dove hanno saputo avviare e dare vita a importanti tradizioni agroalimentari (pensiamo anche solo a cosa hanno rappresentato aziende come la Invernizzi o la Galbani) che si sono fatte conoscere ben oltre i limiti propri del contesto lombardo.

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Giovani in alpeggio, è boom di richieste

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Fiera-ValserinaSarà la crescente disoccupazione, sarà anche il desiderio di ritornare a una vita a contatto con la natura e di cambiare stile di vita. Sta di fatto che sempre più ragazzi e giovani chiedono di poter lavorare in estate in alpeggio. La stagione è ancora lontana – in genere va da giugno a settembre – ma le richieste di poter fare un’esperienza lavorativa sulle nostre montagne, accanto agli allevatori, arrivano già ora. A testimoniarlo è Michele Corti, docente di zootecnia montana e storico degli alpeggi, che da alcuni anni ha aperto sul web, in collaborazione con due associazioni (Amamont e Pascolovagante), una sorta di «bacheca virtuale» dove si raccolgono le richieste di ragazzi e giovani che vorrebbero lavorare in montagna (www.ruralpini. it).

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