Corriere-Web-Bergamo – Torna con i piedi per terra , almeno a Villa d'Almè. La Valle Brembana si prepara a festeggiare il con il suo famoso conterraneo: il 14 febbraio, alle 10, sarà inaugurata al rondò all'imbocco della valle la gigantesca (oltre tre metri) dedicata alla maschera orobica dall'artista milanese Nicola Gagliardi. L'evento non dovrebbe troppo sorprendere: l'omaggio di una terra ai propri simboli, anche se letterari, è la regola, non l'eccezione. Ma Arlecchino, soprattutto in forma di statua, nella sua non ha mai avuto vita facile. Paradossale è la vicenda della scultura di Mario Gotti che il Ducato di Piazza Pontida donò, nel 2003, al Comune di Bergamo, perché Arlecchino, con la sua veste colorata, vivacizzasse la pallida fontana di largo Rezzara.

L'idea fu popolarissima (sostenuta da seimila firme), ma aprì un contenzioso degno di una commedia, nella quale Arlecchino ha vestito, suo malgrado, i panni del protagonista: il progettista della fontana, Alberto Garutti, decise di ricorrere al Tribunale di per evitare che l'esuberanza della maschera contaminasse la marmorea sobrietà della sua opera. Per Arlecchino iniziò allora un'odissea, certo trama per lui insolita, durata 8 anni: personaggio in cerca di palcoscenico, fu sballottato da un magazzino comunale al parco del palazzo della Provincia, con un soggiorno in una clinica della . Il posto più adatto sembravano i giardini del Donizetti, teatro (non metaforico) delle sue gesta: l'ipotesi fu però bocciata dalla giunta comunale, preoccupata che Arlecchino rubasse la scena al Partigiano del Manzù.

Fabio Gatti – Corriere di Bergamo