monte avaro cusio di Carlo Turchetto – La Bicicletta, settembre 2002

Una salita abbastanza lunga e con un dislivello considerevole, che può concludersi però con un finale epico. L'asfaltatura della strada, infatti, termina in mezzo al bosco, a 750 metri dalla vetta, e in quel punto il ciclista può decidere di porre termine alle sue fatiche e rientrare. Chi però volesse dare un senso veramente compiuto all'ascesa, può continuare su sterrato, all'inizio un po' malmesso, ma poi perfettamente liscio, e concludere sul colle nei pressi 'ex rifugio Monte Avaro, dove il paesaggio si apre su praterie da pascolo, punteggiate di baite e sovrastate da una corona di monti tra cui spicca la mole del Picco dei Tre Signori. Lungo tutta la salita il traffico è davvero modesto e può aumentare, anche se non di molto, solo nei fine settimana estivi.

Si comincia
Percorrendo la provinciale 1 da San Pellegrino Terme al Passo di San Marco, giunti in centro a Olmo al Brembo, lasciata a sinistra la secondaria per Valtorta, Ornica e Cassiglio, incontriamo poco più avanti, sempre a sinistra, un'altra secondaria con indicazioni per Cusio, Santa Brigida e Averara. La imbocchiamo e da qui ha inizio la nostra ascesa. La strada parte subito in netta salita, fiancheggiando a sinistra una piccola chiesa, con un fondo discreto. Non siamo protetti dalla vegetazione e corriamo sul fianco destro della vallata, protetto da alti muri, fiancheggiando sulla sinistra il torrente, che scorre molto più in basso. La pendenza, all'inizio decisa, cala per un tratto, portandosi a livelli davvero modesti e, fiancheggiata a sinistra una cava di gesso, riprende ancora lasciando a destra la Via Val Tomasa per Redivo, Valle e Costa. Entrati ad Averara, pedaliamo nuovamente in piano, fiancheggiando alcune case stupendamente affrescate, fino a un crocicchio dove, scartata una secondaria a destra per Valmoresca, teniamo la principale a sinistra che, superato un ponte sul torrente Mora, riprende bruscamente a salire.

monte avaro

Fiancheggiando ancora belle case affrescate, entriamo in Santa Brigida e proseguiamo compiendo una serie di tornanti. Il paese è lungo e la pendenza va e viene, con un breve tratto di recupero dopo il quarto tornante sinistrorso e un paio di secche curve prima del quinto. Lasciata a destra la deviazione per Caprile, incontriamo un altro tratto più tranquillo, l'ultimo, prima che la pendenza riprenda piuttosto dura.

Tornanti
Fiancheggiato il municipio di Santa Brigida, lasciamo a sinistra la deviazione per Cugno e proseguiamo fra le case. Solo dopo aver superato il dodicesimo tornante, ci lasciamo alle spalle questo lungo paese e incontriamo qualche tratto all'ombra, mentre la strada serpeggia senza tornanti, con pendenza leggermente inferiore a prima, correndo sul fianco sinistro della valle, che ora si presenta piuttosto larga e punteggiata di vecchie case sparse. Ripresi i tornanti e pedalando fra il 6 e l'8 per cento, arriviamo in vista della chiesa di Cusio, che spicca alta sulla nostra destra.

In breve raggiungiamo anche il centro di questo paese, l'ultimo che attraverseremo, e, all'uscita, compiuto il diciottesimo secco tornante destrorso, ci immergiamo in una fitta vegetazione che ci protegge dai raggi del sole. Tornati allo scoperto, la pendenza cala per un altro breve tratto, regalandoci ancora un momento di recupero. Va utilizzato per prendere bene fiato, perché il ventesimo tornante, che incontriamo nei pressi del decimo kilometro, segna l'inizio della parte più dura. Anche il fondo stradale, con buche e solchi causati dal ghiaccio invernale e non più ricoperti, non aiuta di certo nel procedere.

Una mulattiera asfaltata
Con un kilometro all'11 per cento di pendenza media, arriviamo nei pressi dell'Oratorio di Santa Maria Maddalena, del XII secolo, che lasciamo a sinistra, incontrando subito dopo il Bar Maddalena che invoglierebbe a una provvidenziale sosta. Da qui la strada, pur mantenendosi abbastanza larga, prende l'aspetto di quelle che usiamo definire “mulattiere asfaltate”, caratterizzate da elevata pendenza e da tornanti assai ripidi, che non consentono alcun tipo di recupero. Quando i tornanti scompaiono, poi, come nel tratto nei pressi dell'oratorio, la strada serpeggia togliendo i punti di riferimento e causando di conseguenza al ciclista maggiori difficoltà.

Compiuto il ventunesimo tornante destrorso, piuttosto impegnativo nel suo lato interno, c'è un attimo di respiro, mentre pedaliamo immersi nella fitta vegetazione che caratterizza quest'ultima parte della salita. Subito dopo il ventitreesimo tornante destrorso, si stacca sulla sinistra il sentiero che conduce al Rifugio Benigni. Al km 15.16 ci lasciamo alle spalle anche un “aereo” tornante destrorso, la cui vista ci ha accompagnato negli ultimi kilometri.

Subito dopo il successivo tornante
Subito dopo il successivo tornante, sempre destrorso, l'ultimo, il fondo diviene sterrato: il primo tratto è piuttosto rovinato e la salita è ancora dura. Chi non se la sente potrà fare dietro-front e rientrare, ma, a pochi passi dalla cima, vale la pena proseguire. Il bordo destro della carreggiata è il più integro e, facendo un po' di equilibrismo, conviene mantenersi su questo. Il tratto più disagevole è lungo in realtà solo 200 metri, poi le fatiche sono compensate dal paesaggio che, usciti dalla vegetazione arborea, si apre su di una vasta e verdeggiante conca prativa, punteggiata di malghe e dominata dal Pizzo dei Tre Signori.

Anche la nostra vetta è ormai in vista e la pendenza diminuisce di colpo, mentre, dopo altri 250 metri, nel punto in cui lasciamo a sinistra il Bar La Baita, ultima possibilità di ristoro, il fondo migliora, presentandoci della compatta terra battuta. Forse non è il caso di alzarsi sui pedali per un arrivo in volata, ma, in ogni caso, tenuta a una biforcazione la principale a sinistra, conquistiamo, dopo un ultimo breve strappo tra la polvere, come ai tempi del ciclismo eroico, il colle, dove sorge il Rifugio Monte Avaro.

Info utili
Come arrivare. Olmo al Brembo è facilmente raggiungibile da Bergamo (o dalla vicina uscita autostradale “” sull'A4) imboccando la SS 470 e seguendola per circa 42 km in direzione nord, anche quando, dopo aver superato San Pellegrino Terme, si trasforma nella provinciale 1. Mangiare e dormire. Chi desiderasse rifocillarsi proprio sotto la cima del Monte dell'Avaro, potrà gustare taragna e pizzoccheri a La Baita (tel. 0345/88000), 300 metri prima di raggiungere la fine della salita. Altri ristoranti non mancano lungo la strada: Ristorante Averara, nell'omonima località (tel. 0345/80368); Ristorante Albergo Pierino a Cusio (tel. 0345/88043);Ristorante Coira a Santa Brigida (tel. 0345/88285). Per dormire, San Pellegrino Terme è piena di alberghi, ma anche nelle altre località che si attraversano lungo la salita non manca la possibilità di pernottare. Converrà, in ogni caso, specie nei fine settimana estivi, rivolgersi all'Ufficio Informazioni Turistiche di San Pellegrino Terme (tel. 0345/21020, fax 0345/23344).

Tratto da www.cycling.it
ITINERARI DI CICLOTURISMO IN VALLE BREMBANA

PS. l‘articolo risale al 2002, ora la strada è stata asfaltata fino al primo ristorante che si incontra ai Piani dell'Avaro, dove se si vuole un pò di ristoro sono attivi anche, oltre al Rifugio Monte Avaro, il ristorante RistOrobie. Buona pedalata!

An. Car.