La Valle Brembana e Venezia insieme per il Bucintoro

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Canaletto - Bucintoro di VeneziaA distanza di oltre 200 anni, grazie a un progetto che vede uniti Venezia e Bergamo, rinasce il Bucintoro, la splendida nave d’oro, simbolo per secoli della Serenissima dei dogi: il 1° novembre è stato ufficialmente sancito il “gemellaggio d’intenti” tra i due territori e un grande manifesto mostrerà al pubblico la galea in tutto il suo splendore.

Dinnanzi al Palazzo Ducale di Venezia per secoli una seconda “reggia galleggiante” sostava nelle manifestazioni più solenni e importanti: era il Bucintoro, il naviglio più bello che fosse mai stato costruito da mano esperta, scintillante di ornamenti e decori, tessuti e tappeti, oro e finimenti d’ogni sorta.

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A che cosa serve la storia?

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Nei giorni scorsi mi è capitato imbattermi in uno scritto intitolato “A che serve la storia?” di un autore svizzero Gonzague De Reynold.  In questo breve scritto il De Reynold spiega l’importanza della storia per un popolo e la sua per una terra.

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Briganti e banditi bergamaschi

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Briganti e banditi bergamaschiE’ uscito in questi giorni un libro che ricostruisce le vicende di alcuni tra i più famosi briganti e banditi bergamaschi e in particolare della Valle Brembana. Il volume, realizzato da con Ermanno Arrigoni, Tarcisio Bottani e Wanda Taufer, si avvale delle illustrazioni di Aldo Bortolotti, vignettista de L’Eco do Bergamo ed è stato prodotto dalla Corponove editrice di Bergamo. Il libro presenta le figure più note dei briganti e fuorilegge bergamaschi dal punto di vista storico, il più possibile fondato su documenti e fonti autentiche. I vari personaggi sono vagliati alla luce delle descrizioni che ne hanno fatto i testimoni e gli storici del loro tempo, confrontando le diverse versioni dei fatti e analizzando la documentazione esistente, in buona parte inedita.

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I Caduti della Repubblica Sociale in Valle Brembana

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La storia, si dice non senza ragione ma con molte eccezioni, la scrivono i vincitori. Qualche volta, soprattutto le dittature ma non solo, la negano con pervicacia, imponendo una visione ufficiale e vietando la libera ricerca e ricostruzioni eterodosse. Anche in questi giorni uno stato domocratico come la Spagna la giusta volontà di riconoscere agli sconfitti repubblicani (cancellati dalla storiografia ufficiale franchista) si è estesa alla decisione, contenuta nella Ley de memoria historica, di cancellare non solo i monumenti del passato regime, ma anche le lapidi che ricordano, spesso all’interno delle chiese, i caduti di parte nazionalista, comprese le decine di migliaia di preti, frati e monache, che non erano affatto combattenti.  Questi però sono elementi di una storia, di una vicenda reale, che dev’essere superata nella democrazia e combattuta con le idee e non con le leggi e le ruspe.

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