Astrid è regina brembana, parola di esperto svizzero

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Regina-Valle-Brembana86Serina e la Valle Taleggio ad aggiudicarsi i titoli, i primi nella storia della zootecnia locale, diregina e reginetta delle bovine di razza bruna della Val Brembana. Regina delle vacche adulte (premio della Banca di credito cooperativo di Sorisole e Lepreno) è Astrid, una vacca dell’azienda Quistini Michel di Zambla Alta di Oltre il Colle. Reginetta (premio CasArrigoni Taleggio) è Venere, una manza della Società agricola Locatelli Guglielmo di Vedeseta. Sempre questa azienda si è aggiudicata il premio per la miglior mammella (premio Giupponi Angelo), mentre la Fiera di Taleggio ha vinto il titolo per il miglior gruppo comunale (premio Agricom International). È stata la prima edizione del concorso intervallivo, una sorta di coppa delle coppe riservata ai capi bovini vincitori alle Fiere zootecniche di Valtorta, Branzi, Serina, Dossena, Taleggio e Camerata Cornello, nato da un’idea dell’assessore all’Agricoltura della Comunità montana, Orfeo Damiani, regista della manifestazione, patrocinata dal Comune di Serina e sostenuta, oltre che dagli sponsor, dalla Provincia e dalla Regione e organizzata sul piano operativo dallo staff Fiera dell’Associazione manifestazioni agricole e zootecniche di Valle Serina coordinato dal presidente Franco Locatelli.

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A scuola di Stracchino da Francesca Monaci domenica sul Sentierone

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francesca-monaciBranzi – Tra i protagonisti della XI edizione di BergamoScienza c’è anche il Parco delle Orobie Bergamasche, che domenica 20 ottobre, in occasione della giornata speciale “Nutriamoci di Scienza”, organizza sul Sentierone, un laboratorio di caseificazione. Grazie alla collaborazione con Coldiretti Bergamo e l’azienda agricola Monaci Sebastiano e fratelli di Branzi , saranno tenute delle dimostrazioni su come si producono gli stracchini tipici delle orobie. Il laboratorio verrà ripetuto per quattro volte, partendo con il primo appuntamento alle 10 del mattino. Occasioni uniche per conoscere le varie fasi di realizzazione e le antiche tradizioni che ancora regolano il processo di produzione e le tante curiosità legate ai formaggi bergamaschi, espressione dell’immenso patrimonio di biodiversità del Parco delle Orobie.

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Polenta taragna orobica: regole per un simbolo

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Partita da Branzi e da un’idea di Francesco Maroni, giovane imprenditore della locale latteria storicamente capeggiata dalla famiglia Midali, depositaria del marchio Ftb (Formaggio tipico branzi), la «Polenta taragna orobica» sta per diventare uno dei capisaldi della cucina bergamasca. Non che già non lo fosse, come ben sanno coloro che frequentano le tavole delle valli spesso proprio alla ricerca del piatto che ne celebra l’arte culinaria, ma per decretarne l’affermazione e l’identità c’era bisogno di creargli attorno un evento che la celebrasse, e successivamente sancirne ufficialmente l’appartenenza mettendo nero su biancoun disciplinare di preparazione. L’evento, che si è ripetuto nello scorso fine settimana naturalmente in quel di Branzi, è stato tenuto a battesimo l’anno scorso subito a ridosso della storica Fiera di San Matteo, momento clou per i caricatori d’alpe che proprio nel paese dell’alta Val Brembana si ritrovavano dopo l’alpeggio estivo per incontrare i mediatori che si contendevano le prelibate forme di monte.

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Mungere ancora a mano? Valore da tramandare

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Vaslle Brembana – Mungitura a mano vera anima del contadino. Quella che ti consente una sostenibilità ambientale, di avere ancora un rapporto vivo con l’animale e valorizzare le piccole produzioni d’alpeggio, di qualità eccelsa. Nicolò Quarteroni, 20 anni, di Lenna, ne sa qualcosa. Sabato scorso, alla fiera di San Matteo aBranzi, mungendo dalla sua vacca Giardi, 10,7 litri di latte in tre minuti, ha letteralmente stracciato il record fissato nel libro dei Guinness (4,5 litri in due minuti). La mungitura a mano? «Non solo una passione. Anzi, soprattutto un antichissimo valore da tramandare, fatto di fatica e sacrificio», dice Nicolò, allevatore nell’azienda di papà Ferdy, ma anche studente in Lettere. Perché non l’Agraria? «Perché la facoltà umanistica – dice – mi consente di comprendere meglio il rapporto tra uomo e territorio».

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