Valle Brembana – Uniacque batte alla porta, ma buona parte della Valle Brembana sembra non rispondere. Perché dei 37 comuni che fanno capo alla Comunità montana ben dieci (Averara, Branzi, Cassiglio, Cusio, Isola di Fondra, , , Roncobello, Valleve e Vedeseta) per ora, non hanno aderito alla società bergamasca, mentre altri dieci (Blello, Camerata Cornello, Carona, Lenna, Mezzoldo, Ornica, , , Serina e Valtorta) che pure sono soci, gestiscono il servizio idrico per contro proprio (i 17 che aderiscono sono Algua, Bracca, Cornalba, Costa Serina, , Foppolo, Moio de' , Oltre il Colle, Piazza Brembana, San Giovanni Bianco, , , Taleggio, , Val Brembilla, Valnegra, Zogno). E se in vista del rinnovo del Cda fissato per il 29 luglio il comitato «Acqua bene comune» mette in guardia i Comuni brembani sul loro futuro – detto in sintesi: partecipare attivamente, per quanto possibile, alle scelte di Uniacque – molti sindaci sollevano gli scudi: «Perché dobbiamo affidare a un ente terzo un servizio che, nelle nostre mani, funziona benissimo?». Ma il problema non è solo questo. Per il comitato in difesa dell'acqua, che ha incontrato i sindaci della valle nella sede della Comunità montana, Uniacque sconta, Valli Brembana e Imagna fin dalla sua nascita, una debolezza patrimoniale. Come se non bastasse, la ricapitalizzazione stabilita dalla società lo scorso anno ha portato un aumento delle tariffe.

«Molti sindaci ritengono che la gestione di Uniacque sia inadeguata – spiega Alberto Mazzoleni, presidente della Comunità montana –. Da una parte c'è il costo, che salirebbe dagli attuali 0,7 euro al metro cubo a, bene che vada, 1,077 euro. Dall'altra l'aggiunta di cloro, di cui le nostre acque sono prive. Difficile stabilire se questi sindaci abbiano ragione o torto. Il punto vero è che manca un interlocutore chiaro, affidabile». Da qui la proposta di Mazzoleni: «Come Comunità montana auspichiamo sia una maggiore trasparenza della società sia l'affidamento, ai piccoli Comuni, di un ruolo decisionale». Il messaggio lanciato da «Acqua bene comune », guidato dall'ex sindaco di Castelli Calepio Flavio Bizzoni, è chiaro: «Trovate una linea comune e indicate un nome che possa entrare nel comitato di controllo di Uniacque per rappresentarvi». «Cercheremo di arrivare a un punto condiviso – dice Mazzoleni – resta il fatto che dall'altra parte ci deve essere un cambio di passo.

Serve, per la nostra area, una politica sulla montagna che vada incontro alle nostre esigenze. Senza quella, i Comuni che non vedono di buon occhio Uniacque continueranno a resistere». Col rischio che si giunga al commissariamento. «Il commissariamento non è che una minaccia impopolare – riflette Carmelo Goglio, sindaco di Olmo al e fra i più critici sull'azienda –. Saremmo disposti a confrontarci con un interlocutore credibile, che dimostri di voler soddisfare i nostri bisogni. La verità è che non siamo ascoltati. Entrare in Uniacque comporterebbe per i cittadini un costo maggiore. La legge, al momento, è abbastanza controversa, perché non si sa se saremo costretti ad aderire alla società. Finché questo punto non sarà sciolto, gestiremo il servizio per conto nostro».

Alberto Marzocchi – L'Eco di Bergamo