pusdossoIsola di Fondra – La salvezza di Pusdosso passa anche dalla rinascita della sua piccola chiesa: voluta dal parroco nel 1700, che così saliva a dir Messa anziché far scendere i fedeli nella neve fino al paese. Oggi nella piccola frazione di sarà festa: dopo tre anni il recupero della chiesetta dedicata a San Pantaleone e San Valentino, dipinti sulla facciata, è concluso. E si aggiungerà un altro tassello al recupero del minuscolo borgo abbarbicato sulle , una dozzina di case e qualche stalla, in alta Brembana. Un tempo c'erano 50 abitanti, forse più. Poi l'emigrazione negli Anni Sessanta, Oltralpe per fare i boscaioli, o nella Bassa per diventare operai. Oggi sono rimasti – ufficialmente – tre residenti, anche se pure loro, d'inverno, trascorrono la notte a Fondra: il presidente dell'associazione che cura il mantenimento della contrada, Bruno Vitali, 63 anni, Pietro Scuri, 25, pendolare verso dove è operaio per il Comune, e Giacomo Paganoni, 31, allevatore, in questi giorni in alpeggio.

Poi c'è chi va e chi viene, quasi tutti oriundi che quassù hanno le case dove sono nati, ristrutturate per trascorrere le estati o i fine settimana. Finora la testardaggine, la caparbietà, l'amore dei montanari per questo lembo di terra, è stata più forte dell'abbandono, del bosco che avanza e di ogni comodità che ancora resta laggiù, sul fondovalle. Perché a Pusdosso il metano non , le case si scaldano ancora con la legna, di telefoni fissi e Adsl si fa a meno: solo qualche giorno fa la Telecom ha chiamato dicendo di essere pronta a installare i primi apparecchi. Il numero era già assegnato. «Guardi che qua la linea non è ancora arrivata», mette sull'avviso il tecnico un abitante del borgo. «Non si preoccupi, siamo nel terzo millennio e siamo avanti». E qualche operaio, probabilmente, a Fondra è arrivato.

Ma poi s'è accorto che per portare la linea fin lassù chissà quanti soldi ci volevano. Così il telefono non è ancora arrivato. Perché a Pusdosso una strada non c'è. Da pochi anni i proprietari delle case possono salire da un tracciato rurale di tre chilometri realizzato dal Comune, che arriva fino a sotto Cornelli, una delle contrade di Fondra (le altre, anche loro disabitate, sono, oltre a Pusdosso, Via Piana, Forcella e Foppa). Poi, per arrivare sul piazzale in erba davanti alla chiesetta di San Pantaleone, ci vogliono altri 20 minuti a piedi, lungo un sentiero- mulattiera con pendenze da pista nera dello . Così gli alimenti, i mangimi per gli o il materiale da costruzione, arrivano ancora grazie a una teleferica, quella che in oltre mezzo secolo ha cambiato più volte motore e volto: inizialmente funzionante con quello di una moto Guzzi, ora è stata rimessa a nuovo. È stata ed è la salvezza di Pusdosso. Perché di fare arrivare la strada in contrada se ne parla, ma i soldi? Il progetto c'è, da anni. E quando venne disegnato costava 650 milioni di vecchie lire.

Ora, probabilmente, costerebbe il doppio. «La strada non porterebbe auto nella piazzetta davanti alla chiesa perché si fermerebbe poco distante – dice Bruno Vitali che qui ha trascorso l'infanzia prima di trasferirsi nel Milanese e tornare ora che è in pensione –. Poi verrebbe utilizzata solo dai proprietari delle case. Sarebbe un tracciato minimo, utile per portare mezzi agricoli e soprattutto per gli anziani. Qui salgono anche ottantenni e per loro diventa sempre più faticoso andare avanti e indietro a piedi. È una questione anche di sicurezza. Con la strada sarebbero più tranquilli». Nei prati sopra le case Maria Virginia Midali, 55 anni, sta raccogliendo il fieno. Lei, a Pusdosso, tiene anche qualche animale: vacche, tacchini, pecore e conigli. Per portare il fieno a valle lo mette in grosse sacche e lo fa scendere alla stalla con una fune. La pendenza del terreno è quasi verticale. «Portarlo a mano sarebbe troppo faticoso – dice –.

Per ora resistiamo, nonostante le fatiche e le difficoltà. Ma fino a quando? Serve che arrivi la strada ». Sono le 19 e sul tracciato rurale che sale fin sotto Cornelli incontriamo Pietro Scuri, al ritorno dal lavoro a Valleve. Sale a Pusdosso per aiutare mamma Virginia nel fieno e nella cura degli animali. È uno degli ultimi tre residenti di Pusdosso. Sale ormai tutti i giorni ma poi, il più delle volte, scende a Fondra a dormire. Eppure non vuole abbandonare la contrada: «Non è vero che siamo fuori dal mondo. L'essenziale c'è. Anzi, qui c'è di più che in centro a Milano. In una minuscola comunità come questa ci sono ancora condivisione e aiuto reciproco, necessari per andare avanti. Ciò che tante volte mancano nel condominio di una metropoli. Il futuro? E se ci fosse la strada forse anche i giovani tornerebbero in questo angolo di paradiso».

Giovanni Ghisalberti