fuoripista TerzeraL'inverno ci sta abbandonando e a noi, cultori di tutte le forme di sci, ha regalato parecchie soddisfazioni. Manca però ancora qualcosa per rendere questa stagione indimenticabile… manca l'impresa originale, in una parola: il fuoripista in Val Terzera!

Il gruppo è diviso in due:

– io e il Bepi, fautori dello sci alpino (in pratica amanti della discesa…), sfruttiamo gli di per la salita in quota; tutto ciò è reso possibile grazie all'ottima autista Babi, che poi ci verrà a prendere alla di Mezzoldo al termine della nostra “impresa” (non finiremo mai di ringraziarla).

– Cllocate e Skiador invece, scialpinisti puri, si fanno la salita da Mezzoldo con le pelli di foca.

Alle 10.30 ci incontriamo ai 2000 metri del Passo San Simone, il gruppo degli scialpinisti è puntualissimo e possiamo iniziare la discesa lungo i 700 metri di dislivello della Terzera.

Il paesaggio è così maestoso che è difficile descriverlo: la coltre bianca in alto è molto abbondante (pur essendo fine marzo) e sembra non voler lasciare mai queste selvagge dominate dalle immutabili e secolari regole di madre natura, con il Monte Cavallo che pare la cupola di un'immensa e candida cattedrale di neve e ghiaccio.

Skiador è la nostra guida, dopo un traverso a sinistra affrontiamo un canalino ripido e divertente che non risparmia un salutare tonfo a nessuno e che ci porta dritti in una conca immacolata chiusa tra i contrafforti della vallata.

val terzera

val terzera

L'itinerario prosegue ora verso destra, il pendio è solivo e in un tratto facciamo fatica ed evitare le zolle di pascolo che affiorano, ma è solo un episodio: grazie all'abbondanza di neve riusciremo infatti a calzare gli sci fino alla fine della nostra discesa. Attraversiamo un tratto di bosco sfruttando un sentierino e arriviamo ai Piani di Terzera (1700 metri); il sole picchia alto, il cielo è blu cobalto e ci consiglia di fermarci per una breve sosta nella tranquillità selvaggia di questo pezzo di .

Riprendiamo la discesa, l'ampio pascolo sotto le baite sembra una grande lavagna dove lasciare le firme delle nostre lamine. Al termine della distesa bianca ci attende il bosco, che per noi è anche il massimo del divertimento: arrivano infatti gli ultimi 400 metri di dislivello sempre ottimamente innevati ma in mezzo a una suggestiva e continua selva di abeti. Skiador è un funambolo e saltella qua e là, noi ci preoccupiamo di non lasciare la nostra impronta sugli alberi e scandiamo ogni curva con un continuo “hop! hop!”. Ce la spassiamo e in qualche modo arriviamo nel fondovalle, dobbiamo attraversare il Brembo di Mezzoldo (che qui, essendo vicino alla sorgente, è solo un ruscelletto) ma l'unico passaggio è uno stretto ponticello di legno coperto di neve; per evitare bagni fuori stagione guadiamo il letto sci in spalla.

Ci resta da fare l'ultimo rilassante tratto di discesa che in breve ci porta alla Madonna delle Nevi e, sfruttando la pista di fondo, al Ristorante Genzianella, dove la paziente Babi ci aspetta accogliendoci con il suo grande sorriso e con due provvidenziali bottiglie di Spuma Nera.

Avventura conclusa con successo! E' stato sicuramente il massimo del divertimento, abbiamo unito con un connubio lo svago e la natura in un modo rispettoso e discreto di intendere la montagna invernale.

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