Valleve, si allungano le barriere per fermare massi e valanghe

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paravalangheValleve – Due nuovi provvedimenti per la viabilità locale. Nella seduta di ieri la Giunta provinciale ha approvato il progetto per le opere di completamento per la messa in sicurezza dalla caduta massi e valanghe della strada provinciale Lenna – Foppolo (dal chilometro 54 al 54,2) in località Vago, nel comune di Valleve. Il progetto prevede di poter incrementare i lavori già eseguiti sulla strada. Si procederà quindi all’allungamento della copertura, in modo da proteggere la sede stradale per un tratto più ampio, e alla sagomatura del pendio sopra la copertura per ridurre l’attuale forte impatto ambientale e per proteggere la soletta da urti diretti di massi in caduta.

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È Rapi il cane da pastore più veloce di Lombardia

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Cane-Pastore-Monte-AvaroPiani del Monte Avaro – Ha sette anni, si chiama Rapi ed è un cane da pastore. Formidabile nel radunare pecore e vacche. E con uno straordinario affiatamento con il suo padrone-conduttore, Vittorio Torri, 53 anni di Parre. Domenica scorsa ha bissato la vittoria del 2009 al campionato regionale per cani da pastore ai Piani dell’Avaro di Cusio, intitolato alla memoria dell’alpeggiatore Gianrenato Bianchi. Torri ha sbaragliato altri 77 concorrenti, in particolare bergamaschi, bresciani, valtellinesi, cremonesi, comaschi e lecchesi, portando per il secondo anno consecutivo il titolo in terra seriana, visto che nel 2012 l’alloro andò a Silvia Paganessi di Gandino, quest’anno al quinto posto. In pochi secondi il suo Rapi ha saputo muovere nella direzione indicata dalla giuria la mandria di una settantina di vacche. Tanto è bastato per assicurarsi il punteggio più alto e il premio del 10° campionato, la bronza offerta da «Regazzoni Costruzioni» di Olmo. Torri è l’unico, sempre con il suo Rapi, ad aver vinto due edizioni del campionato che raduna ogni anno ai Piani dell’Avaro, con organizzazione del Comune, decine di alpeggiatori e migliaia di persone a fare da pubblico incuriosito per questo millenario «mestiere». Eppure Torri non ha alle spalle una tradizione di allevatore. Ex operaio, si è appassionato all’allevamento di pecore da pochi anni, portando le greggi sugli alpeggi di Valbondione. E il suo Rapi, infatti, è specializzato soprattutto nel radunare ovini. Ma, a quanto pare, non disdegna neppure le vacche.

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Pusdosso: tre residenti e una teleferica, adesso serve una strada

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pusdossoIsola di Fondra – La salvezza di Pusdosso passa anche dalla rinascita della sua piccola chiesa: voluta dal parroco nel 1700, che così saliva a dir Messa anziché far scendere i fedeli nella neve fino al paese. Oggi nella piccola frazione di Isola di Fondra sarà festa: dopo tre anni il recupero della chiesetta dedicata a San Pantaleone e San Valentino, dipinti sulla facciata, è concluso. E si aggiungerà un altro tassello al recupero del minuscolo borgo abbarbicato sulle Torcole, una dozzina di case e qualche stalla, in alta Valle Brembana. Un tempo c’erano 50 abitanti, forse più. Poi l’emigrazione negli Anni Sessanta, Oltralpe per fare i boscaioli, o nella Bassa per diventare operai. Oggi sono rimasti – ufficialmente – tre residenti, anche se pure loro, d’inverno, trascorrono la notte a Fondra: il presidente dell’associazione che cura il mantenimento della contrada, Bruno Vitali, 63 anni, Pietro Scuri, 25, pendolare verso Valleve dove è operaio per il Comune, e Giacomo Paganoni, 31, allevatore, in questi giorni in alpeggio.

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Branzi: Quattro secoli di storia nel museo delle ardesie

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Branzi – Valorizzare un’importante voce dell’economia dell’alta Valle Brembana da almeno quattro secoli. È questo, in sintesi, il motivo per il quale la Pro loco di Branzi ha realizzato il museo delle cave di ardesia, denominato «Le piödere», che sarà inaugurato domenica alle 11,30. Le singolari proprietà tecniche dell’ardesia dell’alta Valle Brembana, come l’elevata resistenza ai carichi, all’alterazione e agli effetti del gelo, sono da sempre note e le cosiddette «piöde», utilizzate soprattutto per le coperture di tetti, diventano quindi protagoniste del museo. Realizzato grazie al patrocinio del Comune, ad alcuni sponsor locali e alle quattro ditte presenti in zona, il museo è stato allestito in un locale concesso gratuitamente da un privato in via San Rocco. «L’esposizione – spiega Roberto Arizzi, presidente della Pro loco – presenta del materiale antico che era utilizzato per cavare, oltre che a documenti fotografici e a un documento originale del 1689. Abbiamo inserito anche una parte interattiva, nella quale il visitatore può approfondire la conoscenza del lavoro in “piödera” tramite la proiezione di un cortometraggio d’epoca». La lavorazione dell’ardesia è tuttora eseguita a mano e l’abilità dei piöder, che viene spesso tramandata da padre in figlio, è una tecnica fatta di colpi decisi, portati con un martello a punta sulle lastre. Per l’escavazione, dagli anni Novanta, vengono utilizzati macchinari e attrezzature all’avanguardia.

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