Valle Brembana – Uniacque batte alla porta, ma buona parte della Valle Brembana sembra non rispondere. Perché dei 37 comuni che fanno capo alla Comunità montana ben dieci (Averara, Branzi, Cassiglio, Cusio, Isola di Fondra, Olmo al Brembo, Piazzolo, Roncobello, Valleve e Vedeseta) per ora, non hanno aderito alla società bergamasca, mentre altri dieci (Blello, Camerata Cornello, Carona, Lenna, Mezzoldo, Ornica, Piazzatorre, Santa Brigida, Serina e Valtorta) che pure sono soci, gestiscono il servizio idrico per contro proprio (i 17 che aderiscono sono Algua, Bracca, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Foppolo, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Piazza Brembana, San Giovanni Bianco, San Pellegrino Terme, Sedrina, Taleggio, Ubiale Clanezzo, Val Brembilla, Valnegra, Zogno). E se in vista del rinnovo del Cda fissato per il 29 luglio il comitato «Acqua bene comune» mette in guardia i Comuni brembani sul loro futuro – detto in sintesi: partecipare attivamente, per quanto possibile, alle scelte di Uniacque – molti sindaci sollevano gli scudi: «Perché dobbiamo affidare a un ente terzo un servizio che, nelle nostre mani, funziona benissimo?». Ma il problema non è solo questo. Per il comitato in difesa dell’acqua, che ha incontrato i sindaci della valle nella sede della Comunità montana, Uniacque sconta, Valli Brembana e Imagna fin dalla sua nascita, una debolezza patrimoniale. Come se non bastasse, la ricapitalizzazione stabilita dalla società lo scorso anno ha portato un aumento delle tariffe.
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