San Pellegrino Terme – San Pellegrino insiste: dopo aver scritto al ministro Maroni nel 2010, a Berlusconi e ai ministri Brambilla e Tremonti nel 2011, quindi a Monti nel novembre scorso e, di seguito, ai ministri Terzi di Sant'Agata (Esteri), Cancellieri (Interni), Gnudi (Turismo), Passera (Economia) e Ornaghi (Cultura), lo scorso aprile si è di nuovo rivolto ai dicasteri dei Beni culturali e al ministro degli Esteri. Richiesta: la riapertura della casa da gioco. «Se Berlusconi e relativi ministri non hanno mai riposto – dice il sindaco Vittorio – il governo Monti si degna almeno di una nota. Ma ogni ministro, in sostanza, pur dimostrando interesse e approvando le nostre ragioni, rimanda sempre la soluzione a colleghi ministri o al Parlamento».

Camera dei deputati, peraltro, che già alcuni anni fa, si era pronunciata impegnando il governo a valutare la riapertura del casinò di San Pellegrino e Taormina. Ma nessun Governo poi ha ottemperato a quanto deciso dal Parlamento. Stanca, probabilmente, dei continui rimpalli, a questo punto l'Amministrazione comunale ha deciso di cambiare strategia. Avanzando una proposta più concreta. Rivolgendosi, per l'ennesima volta, al ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi che, nella prima risposta al Comune, aveva «auspicato il pieno recupero del casinò».

«Il primo a essere interessato alla riapertura della casa da gioco – spiega il sindaco Vittorio Milesi – dovrebbe essere proprio il ministro dei Beni culturali. Noi abbiamo due gioielli architettonici, casinò e Grand , vincolati proprio dal suo ministero. Possiamo solo recuperarli ma non ci sono fondi». Questa la proposta: «Tenuto conto della mancanza di risorse pubbliche che, più volte ma invano abbiamo chiesto per il recupero dei due edifici, in particolare del Grand hotel – spiega il sindaco – proponiamo che la riapertura della casa da gioco sia subordinata al completo restauro dei due monumenti , con soldi privati, derivanti dall'attività di gioco. In questo modo il ministero dei Beni culturali si vedrebbe finalmente recuperare un patrimonio architettonico che dovrebbe avere a cuore, senza spendare soldi pubblici. Nel contempo ridando sviluppo alla cittadina e a tutta la valle, oggi in gravi difficoltà economiche».

«Quelle difficoltà – conclude il sindaco – in cui si trovarono Venezia, Sanremo, Campione d'Italia e Saint Vincente quando fu concesso loro di aprire nonostante fosse vietato. Perché allora non San Pellegrino?». Si attende l'ennesimo scambio epistolare.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di

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