Valtorta – Allora, , si ricandida anche questa volta? «Certo, mi dicono che sono un “dittatore”. Tanto vale farlo fino in fondo». E Valtorta, come peraltro ha scelto negli ultimi 54 anni, difficilmente dirà di no. , 81 anni il prossimo 30 giugno, si appresta a diventare il sindaco più longevo d'Italia, o forse lo è già. Eletto primo cittadino per la prima volta, a 27 anni di età, nel 1960 – dopo aver fatto cinque anni da consigliere – è stato sindaco per dieci mandati, interrotti solo dal 2004 al 2009 per il divieto del terzo incarico consecutivo. «Ma – precisa lui – in quella occasione chi doveva fare il sindaco lo decisi io». Dire, quindi, che, in quegli anni, Busi non comandasse come un sindaco, è veramente difficile.

Per cui gli anni da primo cittadino sono 54 o 49, a seconda che si consideri o meno quell'interruzione. Con il nuovo incarico, che, molto probabilmente, inizierà il prossimo 26 maggio, Busi dovrebbe allora superare l'attuale record di Lorenzo Cappelli, ex sindaco di Sarsina (Forlì-Cesena) ora in pensione, già in carica nel paese di Plauto per 54 anni.

«Era il 20 novembre del 1960, ero un giovane impiegato di 26 anni quando venni eletto per la prima volta sindaco – ricorda Busi –. Perché mi candidai? Eravamo un bel gruppo di giovani, tanto che la gente ci chiamava quelli dell'asilo. Valtorta era ancora arretrata. Le frazioni non avevano le strade e i bambini andavano a scuola facendo chilometri, tra neve e pioggia. Non c'era l'acquedotto. Bisognava cambiare. La nostra gente era Piero Busi, 80 anni, è sindaco di Valtorta dal 1960 onesta, ma serviva qualcuno che si rapportasse con le istituzioni, con Bergamo e oltre». Ma era più facile fare il sindaco negli anni Sessanta o oggi? «Per me alla fine è uguale – dice sorridendo – perché faccio tutto quello che voglio. Per guanto riguarda la burocrazia, però, era sicuramente una volta. Oggi ce n'è troppa, mentre un tempo era più facile accedere ai finanziamenti: ricordo che, con 110 milioni di euro, e in due anni, riuscii a collegare tutte le frazioni con la . Oggi servirebbero un sacco di milioni di euro».

E il segreto di questa longevità amministrativa? «Io ho avuto la fortuna di avere un maestro come don Bepo Vavassori che mi ha insegnato i valori che ancora oggi mi guidano, dal perdono alla solidarietà, dalla correttezza ai rapporti umani». Eppure dicono che sia un po' «dittatore »? «Fino al 2004 le liste per il Consiglio le ho sempre organizzate io, a sorteggio: chiamavo chi era interessato e poi si estraevano a sorte i consiglieri. E in tutti questi anni, ve lo posso assicurare, tutte le delibere di giunta e di consiglio sono sempre state approvate all'unanimità ». Si è arricchito con qualche bustarella? «Nessuna. Un tempo avevo una Vespa, ora l'auto. È l'unica cosa di mia proprietà, non ho altro». E la di oggi? «La lista è pronta ed è fatta di giovani, a parte me. Gli ho detto chiaramente che voglio insegnare loro come amministrare, trasmettendo certi valori. E li porterò alle riunioni.Poi tra cinque anni lascerò». Davvero? «Vabbè, metta il condizionale: dovrei lasciare…».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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