VALTORTA – Nuovi spazi per il museo etnografico di Valtorta. Sono spazi che derivano dalla ristrutturazione di un vecchio edificio di proprietà comunale che si affaccia, come la sede primaria del museo, sul sagrato della chiesa parrocchiale, nel centro del paese. Si aggiunge così un altro tassello di una storia culturale avviata una trentina di anni orsono da don Angelo Longaretti, allora parroco di e dal sindaco di allora, Piero Busi. Un cammino che ha avuto più tappe, per cui è corretto parlare di «itinerario museale» più che di museo. Si cominciò in quel periodo con il recupero 'edificio medioevale detto «della Pretura», che per anni era stato abitazione privata per finire poi in stato di quasi abbandono prima del recupero.

Poi arrivarono il mulino e la segheria, posti ai bordi del torrente che sta all'inizio dell'abitato le cui acque fanno girare le grandi ruote che muovono, ovviamente a fini didattici, gli antichi macchinari ora debitamente funzionanti. Giù al ponte Bolgià sul torrente Stabina, che è stato fino alla fine degli anni ‘60 l'unico collegamento pedonale tra le contrade poste sui due versanti della conca in cui è adagiato il paese, si trova il complesso del maglio, del mulino e lì vicino la secolare «ciodera» dove si fabbricavano chiodi e «ferrarezze» ovvero utensili in ferro cavato dalle viscere del Pizzo dei Tre Signori o ancora importato anche da fondovalle attraverso la «via del ferro», in buoni tratti recentemente recuperata. È stato insomma un discorso a tappe, appunto questo itinerario attraverso una natura ancora largamente integra e ricca di pregi ambientali ed ecologici che due anni orsono ha portato all'istituzione dell'Ecomuseo.

«Valtorta aveva tutti i requisiti ambientali, storici e culturali nonché sociali che sono richiesti per l'istituzione di un ecomuseo – osserva Busi che è presidente dell'istituzione oltre che sindaco – e mi riferisco anche alla nostra economia che è ancora a forte connotazione rurale. Abbiamo perciò chiesto e ottenuto il riconoscimento specifico che porta pure a provvidenze di natura economica, ma la priorità nel discorso è l'essere compresi in una rete che è di promozione di e sociale».

Nella casa della Pretura è in esposizione una ricca serie di oggetti come utensili del lavoro che fu, arredamenti rustici antichi e quant'altro, ma ce ne sono ancora tanti in magazzino, in attesa di adeguata sistemazione per una fruizione museale. Osserva ancora Busi: «La raccolta delle testimonianze del nostro passato, tutte donazioni, fu ricca, e ancora oggi arrivano oggetti che per carenze di spazi non possono essere esposti. Lo saranno non appena completati i lavori in corso di recupero del vecchio edificio di proprietà comunale prospiciente il sagrato della chiesa». L'operazione di recupero del vecchio edificio è in corso: il progetto è dell'architetto Andrea Pandolfi e l'esecuzione dei lavori dell'Impresa Bortolo Regazzoni di Valtorta.

A fine lavori, e sarà questione di mesi, già entro la prossima estate, saranno disponibili tre ampi spazi su altrettanti piani: una sala per riunioni o incontri culturali al pianterreno, una sala espositiva al primo piano e al secondo piano una sala che resterà per il momento al rustico e che servirà di deposito di materiali in attesa di un futuro finanziamento per la definitiva sistemazione a sala museale. L'opera ha il costo di 200 mila euro ed è finanziata dalla Fondazione Cariplo di Bergamo. «Ente che ringraziamo– conclude Busi – per averci consentito di recuperare un altro importante tassello del nostro passato».

Sergio Tiraboschi – L'Eco di Bergamo

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