Valle Brembana, troppe case e operatori divisi
Senza categoria Articolo letto da 1.144 utenti - Pubblicato il 9 Dicembre 2009Valle brembana: nella tesi di una studentessa punti di forza e debolezze. «Serve una gestione unitaria di tutti gli affitti. Manca unità nelle strategie». Valle Brembana – Troppe seconde case e pochi alberghi, campanilismi e scarsa unità d'intenti tra operatori turistici e amministratori, assenza di un coordinamento e, quindi, poca conoscenza del territorio. E delle lingue straniere. Tutto questo accanto, comunque, a un territorio, quello della Valle Brembana, dalle buone potenzialità turistiche, garantite soprattutto da risorse naturali e storico-culturali, dal permanere delle tradizioni, dalle fonti termali, dai comprensori sciistici e dalla vicinanza con le città metropolitane. Ma, per far decollare il turismo, c'è ancora tanto da fare. La tesi di laurea è quella di Francesca Centurioni, 26 anni, di Isola di Fondra, discussa alla facoltà di sociologia dell'università Bicocca di milano, e illustrata recentemente in un'assemblea pubblica a San Pellegrino. Partiamo dai dati di seconde case e alberghi.
Record di abitazioni per vacanze
La Valle Brembana dispone di 18.500 abitazioni per vacanze con una stima di posti letto di circa 74 mila unità: case che rappresentano il 39% di tutte quelle presenti, una percentuale che è la più alta tra tutte le valli bergamasche (in Valle Seriana superiore, per esempio, le seconde case sono il 14% di tutte le abitazioni). Al contrario gli alberghi sono sempre meno: dal 1997 al 2007 sono passati da 77 a 57. «Le seconde case rimangono vuote per la maggior parte dell'anno – dice Centurioni –. Negozi e attività chiudono perché lavorano pochi mesi, il turista non trova i servizi che cerca e le presenze dei villeggianti calano. Alla fine gli alberghi hanno poca clientela e non riescono a rinnovarsi qualitativamente. Un circolo vizioso non facile da spezzare». Si può, però, cercare di sfruttare meglio proprio le seconde case, copiando il cosiddetto «Gites de France»: «È una gestione utilizzata in Francia, a livello nazionale – dice Centurioni – che da noi potrebbe essere quanto meno impiegata a livello vallare: serve una gestione unitaria di tutte le seconde case, con una classificazione delle stesse, una promozione e vendita online tramite un centro unico di prenotazioni e la possibilità di affittarle per pochi giorni».
Altro elemento critico: la mancanza di un coordinamento tra operatori turistici ma anche con gli amministratori. «Esiste, di fatto, un Consorzio degli operatori turistici – dice Francesca Centurioni – ma, da quel che mi risulta, è ormai poco operativo. E, comunque, prevalgono ancora i campanilismi, si sente la carenza di un elemento coordinatore e di strategie unitarie, così come sono ancora insufficienti la cultura dell'accoglienza e la conoscenza del territorio da parte degli operatori».
«Si conosce poco il territorio»
Due esempi: «A oggi manca ancora un logo che identifichi la Valle Brembana turistica e richiami subito alla mente il nostro territorio: potrebbe essere qualcosa che si rifà alle quattro stagioni o un prodotto tipico della valle, da Arlecchino ai formaggi. E non è disponibile, per esempio, una guida turistica cartacea aggiornata e reperibile in tutta la valle». E la scarsa conoscenza del territorio e delle lingue straniere sono aspetti emersi anche tra il pubblico, in occasione proprio dell'incontro con la studentessa (poi premiata dall'assessore alla Cultura di San Pellegrino Michele Pesenti). «Due turisti americani erano a San Pellegrino quest'estate – ha raccontato una coppia presente in sala – e la cameriera del locale non è stata in grado, alle loro domande, di rispondere adeguatamente: diceva semplicemente che era tutto chiuso, senza nessun'altra informazione.
Questa non è certo cultura dell'accoglienza». «Ci sono troppe divisioni e manca unità d'intenti – ha aggiunto un altro – e le offerte sono ancora carenti: i musei della valle sono quasi sempre chiusi». E l'ufficio turistico della valle, che dal 2010 andrà a sedrina? «Scelta infelice – conclude Centurioni –. La sede non è in un punto di passaggio: il turista dovrebbe fermarsi solo per entrare nell'ufficio, dopodiché si troverebbe in un paese che di turistico ha ben poco. Mentre la maggior parte degli uffici informazione si trovano al centro dei paesi turistici».
Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo
Siti web: promossi solo due indirizzi
Siti Internet sul turismo in Valle Brembana da migliorare. La tesi di Francesca Centurioni ha preso in esame anche l'aspetto della comunicazione, con l'analisi di sei indirizzi web che si occupano della Valle Brembana, valutati rispetto a dominio (intuibilità e facilità di memorizzazione), home page, contenuti, lingue straniere, ricerca, possibilità di download, ecommerce, velocità, news e form-info. L'unico che ha ottenuto un punteggio complessivo di discreto è stato turismo.bergamo.it, mentre sufficiente (e unico ottimo per le lingue straniere) valbrembanaweb.com. Tutti insufficienti gli altri, ovvero turismo.bergamo.it/incomingvallebrembana, brembanaski.com, brembana.info e consorziovallebrembana.com. A questo punto Centurioni propone di far diventare il sito www.turismo.bergamo.it/incomingvallebrembana come il principale per la promozione: «È l'unico che dispone del software per la prenotazione e il pagamento online degli alberghi – dice – ma dovrebbe essere comunque modificato. Innanzitutto occorre cambiare il dominio che dovrà essere più corto e intuibile, quindi dare la possibilità di scelta della lingua straniera, essere collocato nei primi cinque posti dei motori di ricerca digitando “Valle Brembana” o “turismo Valle Brembana” e avere maggiore interattività con i fruitori».
L'Eco di Bergamo
12 Risposta a “Valle Brembana, troppe case e operatori divisi”
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Inserito il 9 Dicembre 2009 alle ore 08:27 GMT+0100
Che dire, piove sul bagnato.
Inserito il 9 Dicembre 2009 alle ore 23:59 GMT+0100
per certe cose scopre l’acqua calda, per altre parla per sentito dire.
Ha una visione un pò confusa del web…non ha capito che alcuni siti sono di collegamento a vbw che è l’unico su cui puoi trovare di tutto sulla valle…sufficiente?
Inserito il 10 Dicembre 2009 alle ore 00:14 GMT+0100
dimenticavo, il logo della valle c’è!
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 18:43 GMT+0100
A me il logo sinceramente sfugge… quale sarebbe?
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 20:35 GMT+0100
spero sia una battuta…
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 21:43 GMT+0100
Se è quello dei ponti effettivamente è deboluccio.
Con Arlecchino effettivamente sarebbe più “vendibile”…
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 22:24 GMT+0100
Ma no, quello dei ponti è il logomarchio della Comunità Montana, dell’ente. Ma quello della valle intesa come luogo, anch’io non so quale sia.
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 22:47 GMT+0100
deboluccio perchè non gli viene dato spazio adeguato o non viene adottato a dovere. anche arlecchino farebbe la stessa fine, rimarrebbe il simbolo di una maschera e basta se non viene usato adeguatamente.
comunque c’è.
se vogliamo fare poi una tesi sulla validità di uno o l’altro, ok.
Inserito il 12 Dicembre 2009 alle ore 09:19 GMT+0100
Certo la promozione è fondamentale, a livello turistico un marchio che catturi di più l’attenzione sarebbe più indicato.
Chesso’ magari potrebbe essere rivisto quello della Comunità Montana aggiungendo su ogni ponte qualcosa che caratterizza la Valle , per esempio su quello più in alto potrebbe sedere Arlecchino, sugli altri tre uno sciatore un ciclista e delle persone che fanno trekking, sotto l’ultimo una bella tavola inbandita…
Inserito il 12 Dicembre 2009 alle ore 10:53 GMT+0100
Daccordo che SERVE un logo turistico che identifichi la valle…ma lasciamo perdere i minestroni con loghi vecchi rivisti ecc…con tutti i bravi grafici che ci sono non serve un genio…bastano un pò di eurini (anche mica tanti)..
Penso che il nuovo assessore al turismo della CMVB avrà già notato questa GRAVE mancanza di base (un logo è la prima cosa quando si vuole fare promozione/marketing).
Diamo tempo e suggerimenti validi alla nuova amministrazione.
Inserito il 12 Dicembre 2009 alle ore 11:41 GMT+0100
@patrizio
mettiamo un prodotto tipico.
…ma, chissà perchè sul marchio “prodotti tipici” ci sono i ponti..
ma non è solo un logomarchio, come dici tu, di un Ente?
Inserito il 12 Dicembre 2009 alle ore 15:49 GMT+0100
@un brembano
che sia il logomarchio non c’è dubbio, ed in quanto tale la Comunità lo ha utilizzato per identificare i prodotti tipici. Ma non mi sembra di ricordare ci sia qualcos’altro che riguardi il territorio in senso geografico e non istituzionale. Poi teniamo conto che se passa il ddl Calderoli anche le Comunità sopravvissute dovranno far fagotto, quindi, per logica, spariranno anche i logomarchi. Credo che la dottoressa della tesi facesse riferimento ad un logo che richiamasse simboli più capaci di richiamare la natura dei luoghi (le montagne, il fiume) o la loro storia. Oppure ad un prodotto puramente grafico ma molto accattivante, capace di attirare l’attenzione dei visitatori italiani ed esteri.