serbaplast

L'azienda di Oltre il Colle specializzata in infissi in pvc ha realizzato un nuovo stabilimento a Rosolo di Serina. C'è chi in tempi di crisi decide di lasciare. Qualcun altro, invece, raddoppia. È il caso della Serbaplast di Oltre il Colle, azienda produttrice di serramenti in plastica pvc, che a poco più di due anni dalle dichiarazioni d'intenti si appresta ad inaugurare un'altra unità produttiva in quel di Rosolo di Serina. Sempre in Brembana. «Perché qui sono nato – spiega Ubaldo Balzi, titolare 'impresa -; dalla finestra della nostra sede vedo la casa dove sono nato; e perché in azienda parlo ancora in bergamasco con i miei collaboratori. E questa è un'altra ragione per cui non ci siamo mossi dalla . Qui si trova ancora gente in gamba, molto valida. Non è il nome che fa l'azienda, ma sono i lavoratori e io sono molto orgoglioso dei miei dipendenti, che hanno fatto la fortuna della Serbaplast».


E per celebrare degnamente i 25 anni di attività («il 15 settembre del 1984 dal capannone usciva il primo serramento», ricorda con orgoglio Balzi che nella gestione dell'azienda è coadiuvato dai figli Mauro e Laura) i primi festeggiamenti l'imprenditore li farà con i propri collaboratori: «Il 18 settembre prossimo – precisa – ci sarà una mezza giornata di “open day”, durante la quale anche i familiari dei dipendenti potranno accedere all'interno della fabbrica per vedere dove e con chi lavorano i propri cari e cosa fanno. Nella nostra semplicità cercheremo di dare il massimo. Il giorno seguente sarà la volta della cerimonia ufficiale, alla presenza delle autorità».
«Festeggiamo alla grande – prosegue l'imprenditore – con l'inaugurazione del secondo stabilimento, anche se io preferisco parlare di polo produttivo unico, senza distinzione tra Oltre il Colle e Rosolo». Il nuovo insediamento occupa circa 4.900 metri quadri. È entrato in attività a gennaio di quest'anno, sempre nell'ambito della produzione di serramenti. A di Oltre il Colle sono concentrate le lavorazioni speciali. Complessivamente, nelle due strutture sono occupati 45 dipendenti.
Una sfida, quella di restare in valle, che la Serbaplast si appresta a vincere. «L'anno scorso abbiamo chiuso il nostro bilancio con un fatturato che si è attestato a 5,2 milioni di euro – aggiunge Balzi – avendo così registrato un crescita di quasi il 20% in termini di produzione e qualcosa di più di volumi di vendite. Nonostante la crisi e i numeri che non sono eccezionali come nel 2008, quest'anno dovremmo riuscire a mantenerci sullo stesso livello di quanto siamo riusciti ad ottenere durante lo scorso anno. E di questi tempi la cosa non è assolutamente da buttar via: anzi».
I numeri di Serbaplast, comunque, non sembrano tanto male. Anche perché, con l'entrata in opera del nuovo polo produttivo qualche assunzione è scattata: «In effetti qualche assunzione l'abbiamo fatta: ma in particolare, secondo le ultime informazioni provenienti dai nostri venditori, abbiamo già raccolto gli ordini che ci permetteranno di saturare tutta la produzione degli ultimi quattro mesi di quest'anno», sottolinea l'imprenditore.
La ricetta per «vincere» la sfida industriale anche in alta valle? Balzi la indica nella alta qualità delle produzioni accompagnata da un adeguato livello di competitività: «Alta qualità della produzione e prezzi competitivi. La qualità è importantissima e quando si soddisfa la clientela questa ritorna. Si raccoglie quello che si semina. E se i nostri clienti ritornano vuol dire che lavoriamo bene e con serietà».
La Serbaplast è anche concessionaria dei serramenti in pvc per porte, finestre e pannelli prodotti dalla tedesca Vega, una multinazionale che conta oltre 3 mila dipendenti nel mondo. «Di recente il patron della Vega è venuto a trovarmi – racconta Balzi – e si è mostrato molto soddisfatto per il lavoro che portiamo avanti. Nella commercializzazione dei prodotti Vega siamo al primo posto in Italia e al 16° nel mondo. Nonostante la crisi, noi siamo cresciuti del 2,5%, mentre gli altri concessionari, almeno quelli più vicini, ci dicono abbiano registrato una contrazione del 20%».

Andrea Iannotta – L'Eco di