La capillare opera di prevenzione e i molti corsi promossi per consentire agli appassionati di vivere la in tutta non sono bastati a ridurre gli incidenti in montagna. I numeri, al contrario, parlano di un aumento degli interventi di soccorso in quota, più che raddoppiati negli ultimi quattro anni, passando dagli 80 del 2007 ai 185 dello scorso anno, per un totale di 201 persone soccorse.

Ventitré di loro non ce l'hanno fatta, rendendo pesantissimo il saldo rispetto al 2009, quando i morti sulle montagne bergamasche furono dieci.

Il bilancio
A tracciare il bilancio sono gli uomini del Soccorso alpino e speleologico della VI Delegazione orobica, che tengono sotto controllo l'intero arco delle bergamasche attraverso sette stazioni di soccorso (, Val Brembana, , media , Clusone, Valbondione e Schilpario). La colpa del maxilavoro non è certo da imputare alle nostre belle , quanto più alla spesso non sufficiente preparazione di quanti scelgono di affrontare un'escursione.

Proprio l'escursionismo è in vetta alla tipologia di attività per la quale si è reso necessario un intervento di soccorso (70 operazioni sulle 185 totali), seguito dallo sci fuori pista (23) e dalla ricerca (17). «Il problema è quello di sempre – spiega il responsabile della delegazione Renato Ronzoni –, legato alla valutazione delle proprie capacità: molti infatti si avventurano in superiori alla loro effettiva preparazione». «L'incidente può capitare – gli fa eco Gianni Gamba, referente per la ricerca dei dispersi –, ma spesso all'origine di incidenti e tragedie vi è l'azzardo di volersi spingersi in posti per i quali servirebbero tecniche particolari. La ricerca dispersi è dunque uno dei settori che ci impegna maggiormente, nel 2010 gli interventi di questo tipo sono stati 17». A queste problematiche si aggiunge una sempre più diffusa apprensione, che spinge quanti frequentano la montagna ad allertare i volontari anche in situazioni per le quali non sarebbe necessario. «La situazione più frequente – continua Ronzoni – è quella di familiari che lanciano l'allarme per un rientro a casa che avviene di lì a poco, ma capita anche che a far scattare l'emergenza siano gli stessi escursionisti, sfiniti».

La formazione dei volontari
La VI Delegazione orobica conta in totale 134 volontari, in grado di assicurare un servizio 24 ore su 24, intervenendo prontamente in caso di emergenza ma anche garantendo assistenza sanitaria a gare e manifestazioni in montagna. «La macchina organizzativa – commenta Ronzoni – è giunta davvero ad un buon livello, non soltanto per le strumentazioni a nostra disposizione, ma anche grazie alla formazione tecnica dei volontari, che devono superare prove piuttosto impegnative».

Nicola Tomasoni – L'Eco di Bergamo