Meno soldi anche per il Cai di . Ridotta la sicurezza in . La sicurezza in montagna è a rischio. I tagli del governo Monti si sono abbattuti anche sul Corpo Nazionale del e Speleologico. Si prevede una diminuzione di più del 70 per cento: questo significa, alla lunga, mettere in forse l'opera dei 7200 volontari italiani. Per il momento in emergenza riusciamo a tamponare la situazione, ma faremo un consiglio nazionale straordinario sul tema e vedremo di uscire dall'incontro con tracciate le strade per migliorare la situazione», ha spiegato Valerio , vicepresidente del Cnsas.

A farne le spese, soprattutto in , sarà il Club Alpino Italiano, che mette in allarme il mondo della montagna: «Così la sicurezza non sarà più garantita». L'associazione critica pesantemente la manovra del governo Monti, puntando il dito contro un pesante taglio, pari a circa il 45 per cento del finanziamento in favore dell'attività svolta dal Club che, come spiega una nota, è un ente pubblico non economico che svolge attività di servizio generale, in particolare su temi della prevenzione e sicurezza in montagna. Il CAI ha 150 anni e 319.426 soci; senza soldi bisognerà porre fine a formazione, attività con le scuole, sentieristica e gestione dei rifugi. Ma anche tagliare le attività di soccorso sanitario in montagna del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Cai (Cnsas), che avrà un budget decurtato, appunto, di più del 70 per cento.

«Una mossa sbagliata», secondo il Club, «perché senza i volontari il soccorso sanitario agli abitanti, ai turisti e agli appassionati della montagna avrà molto elevati che graveranno interamente sulla finanza pubblica. Ogni anno il Cnsas opera 6mila interventi e meno del 5 per cento sono a favore di soci Cai». «L'attività del Club Alpino Italiano», ha spiegato il presidente generale del Cai, Umberto Martini, «è un'attività di pubblica utilità su cui gravano questi nuovi tagli: senza la manutenzione dei , senza la rete dei rifugi e senza soccorso la montagna italiana non sarà più sicura per nessuno, creando così anche un grave danno all'economia dei territori di montagna e del nostro paese tutto».

Il Giornale di Bergamo