Arlecchino, giù la maschera

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Cornello dei Tasso – In tempi come questi, spesso per lavorare si espatria. Lo si legge sui giornali e ce lo raccontano gli amici. Ma a volte, nello stupore generale, succede anche il contrario. Diciamolo forte e chiaro: a volte ritornano. E quando ritornano, va da sé, fanno notizia. La notizia, in questo caso, si intitola «Io, Arlecchino», film quasi tutto bergamasco le cui riprese sono in corso tra il teatro Sociale e Cornello dei Tasso. Il protagonista – della notizia, non del film: del film è co-regista con Giorgio Pasotti e co-sceneggiatore con Maurice Caldera – si chiama Matteo Bini. Trentenne, bergamasco, partito dalla zolla natia due anni fa per frequentare la National Film School di Londra, città in cui ritornerà per dedicarsi al montaggio di questa sua prima prova da capitano della nave: lui che, nella nave, era sempre stato in «sala macchine», occupandosi di montaggio come gli accadde con «Girlfriend in a coma», documentario di Annalisa Piras e Bill Emmott.

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Con le mucche fin da bambino, ora è il nuovo Casaro d’oro

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Fiera-San-Matteo-Branzi-2013-46Alta Valle Brembana – Fa l’allevatore fin da bambino, da quando, a nove anni, aiutava i genitori. Le estati, da allora, è abituato a trascorrerle in alpeggio, lontano da comodità e divertimenti. Sui monti dell’alta Valle Brembana produce da sempre – lui è la terza generazione – Formai de mut. Ieri mattina, alla nona Fiera di San Matteo a Branzi, da alcuni anni tornata capitale dei formaggi dopo essere stata per secoli baricentro del commercio caseario orobico, è stato incoronato «Casaro d’oro 2013», titolo assegnato alla miglior forma di Formai de mut. Lui è Roberto Cattaneo, 44 anni, di Trabuchello di Isola di Fondra, in questi giorni ancora in alpeggio con una quarantina di vacche (Pezzate rosse e Brune alpine), sull’Alpe Arale, a San Simone di Valleve, tra i 1.600 e i 1.800 metri di altitudine.

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Iniziate le riprese di Io, Arlecchino a Cornello dei Tasso

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giorgio_pasottiCornello dei Tasso – “Ciak si gira!” è questo il suono che in questi giorni riecheggia tra i portici e i vicoli dell’antico borgo di Cornello dei Tasso, in Valle Brembama, da martedì 17 settembre infatti sono iniziate le riprese del film “Io, Arlecchino” per la regia di Matteo Bini. Un luogo dove il tempo pare essersi fermato secoli fa, in questi giorni, ma soprattutto in queste notti sta avendo nuovo vita. Notti perché è proprio dalla sera e fino all’alba che le scene vengono girate. Un cast interessante, da Robert Herlitzka, Valeria Bilello a Lunetta Savino (la simpatica Cettina di un medico in famiglia) al protagonista, un bergamasco doc come Giorgio Pasotti. Un film particolare, non l’Arlecchino che tutti si aspettano con costumi d’epoca ma una favola antica girata con abiti contemporanei, una sorta di rivisitazione odierna, sullo sfondo però, i veri luoghi dov’è nato questo personaggio. Tutta la comunità si è data da fare e resa disponibile, chi ha prestato i cavalli per una scena, chi si è messo in posa alla finestra e chi, com’è accaduto martedì a due anziane signore che stavano chiacchierando sotto un porticato, è stato chiesto se potevano continuare a farlo, sedute però su una panchina mentre si girava la scena iniziale, in cui Pasotti arrivava nel borgo. Numerose le comparse difatti, e la maggior parte sono adolescenti o anziani della valle. Proprio una delle case di Cornello diverrà nel film la casa di Arlecchino.

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Dove nacque la posta, alla scoperta del borgo di Cornello dei Tasso

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cornelloCamerata Cornello – La rubrica “Weekend in Italia” de Il fatto Quotidiano propone una visita a Cornello dei Tasso in Val Brembana. Al fresco tra boschi e colline, un borgo medievale rimasto intatto a cui si arriva solo attraverso una mulattiera, l’antica Via Mercatorum. A circa 70 chilometri da Milano e a una trentina da Bergamo, c’è un paese che pochi conoscono. È Cornello dei Tasso, un minuscolo borgo abbarbicato su uno sperone di roccia, a picco sul fiume Brembo. Qui il clima è piacevolissimo – siamo in collina e in mezzo ai boschi – e anche l’aria è buona: le macchine non possono circolare e al borgo vi si arriva solo a piedi, percorrendo un sentiero nel verde. Già la passeggiata è un pezzetto di storia: la mulattiera è infatti un tratto dell’antica Via Mercatorum, che fino al Seicento collegava Bergamo con la Valtellina.

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