Serina – Jacopo Nigreti de Lavalle è il suo nome e la sua casa natale, secondo qualche buon indizio documentario, si trova nell'antica dei , collocata nella porzione settentrionale del territorio di Serina, in Brembana. Un nome e una località sconosciuti ai più, ma in realtà due informazioni che stanno alla base della biografia del pittore comunemente conosciuto come Palma il Vecchio (Serina 1480 circa – Venezia 1528), uno fra i più celebrati protagonisti del Rinascimento pittorico veneziano. Frutto di un'accurata ricerca dello studioso serinese Roberto Belotti, pubblicata sulla nuova edizione dell'annuario «Quaderni Brembani» del Culturale Valle Brembana «Felice Riceputi» (che sarà presentato sabato, alle 15, al Museo della Valle di Zogno), questi e altri preziosissimi dati costituiscono una sorta di anticipazione di un'importante opera monografica dello stesso Roberto Belotti e di Silvana Milesi intitolata «Palma il Vecchio. La diligente tenerezza del colore» (Corponove Editrice) di imminente pubblicazione.

«L'artista appartiene a uno dei tre casati considerati fondatori della comunità serinese: i Carrara, i Tiraboschi e i Valle. Palma, di fatto, è l'esponente più illustre di quest'ultimo casato – spiega Belotti -. Jacopo è il nome di battesimo, mentre Nigreti, o Nigretti, non è propriamente il cognome del pittore, bensì una sorta di soprannome, forse derivato, com'era in uso, da una certa caratteristica fisica, probabilmente dalla voce dialettale “nigretì”, che serviva per identificare uno dei tanti rami della grande famiglia serinese dei Valle». La qualifica «Vecchio» è dovuta alla necessità di distinguerlo dal pronipote detto «il Giovane» e il primo a usare pubblicamente l'attributo fu il letterato e poligrafo Francesco Sansovino nella sua opera enciclopedica del 1581 «Venetia città nobilissima». «Per quanto riguarda invece il nome Palma – precisa Belotti – disponiamo di documenti d'archivio che ci informano che fin dal 1513 Jacopo aveva già assegnato a se stesso questa sorta di nome d'arte, secondo quella che era un po' la moda del tempo».

Diverse documenti d'archivio, consultabili a Venezia, a Bergamo e a Serina, confermerebbero la nascita serinese del Palma e lo studioso aggiunge che «nei documenti, per lo più inediti, ricavati dalla consultazione dell'Archivio della Misericordia di Serina, vi sono 188 pergamene del Cinquecento nelle quali si trovano diverse citazioni che riguardano il complesso parentale più vicino al Palma. La prima, forse la più interessante, si trova in un atto del 4 maggio 1503 che fornisce preziose indicazioni circa il padre del Palma stesso che viene indicato con il nome di Tonolus, cioè Antonio».

La ricerca di Belotti, che apre la nuova edizione dell'annuario «Quaderni Brembani», insieme ai recenti studi di Filippo Motta sui ritrovamenti epigrafici in Val Camisana a , riconsidera criticamente, alla luce appunto di nuove acquisizioni, i contributi biografici riguardanti il Palma, prodotti fra Otto e Novecento dal bergamasco Elia Fornoni e dal tedesco Gustav Ludwig. L'ultima parte del saggio è dedicata alla ricostruzione delle vicende riguardanti i quadri, conservati nella chiesa parrocchiale di Serina. Tornano così a brillare la storia e i colori del polittico della «Presentazione della Vergine» e del trittico del «Cristo Risorto» recentemente restaurati. Essi faranno bella mostra di sé nella grande mostra retrospettiva dei capolavori del Palma che sarà allestita nelle sale della Gamec nella prossima primavera.

Eleonora Arizzi – L'Eco di Bergamo

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