Sono tantissime e usate pochissimo, con un prezzo da pagare in fatto di consumo del suolo pesante. Sono le seconde case sulle e si studiano ricette per farle tornare abitate, dato che oggi le statistiche – preparate dalla Provincia per un dossier ad hoc che sarà pubblicato nei prossimi mesi – dicono che sono «aperte» per due mesi su dodici. «Una stima pure ottimistica – chiosa l'assessore titolare Giorgio Bonassoli – dato che nel calderone finiscono anche le abitazioni dei centri non turistici che vengono affittate nel modo canonico».

Piano d'area
Di seconde case «da problema a opportunità» si è parlato ieri in un seminario indetto da Confcooperative, introdotto da Sergio Bonetti (presidente orobico), Enzo Fumoso e Maurizio Forchini (rispettivamente coordinatore provinciale e presidente regionale di Federcultura, turismo e sport). È intervenuta anche la Federazione trentina di cooperazione, con una sorpresa legata all'aeroporto e, in generale, alla nostra collocazione: «L'erba del vicino è sempre più verde – ha detto il presidente Stafano Ravelli –. Avete grandi possibilità. Il bacino di utenti a cui attingere è ampio. È vero che una quota di utenti la portiamo via noi. Ma quando la gente poi gira, vede che la non hanno nulla da invidiare al Trentino. La questione è promuoversi».

Le stime 'Istat parlano di 89 mila seconde case nella Bergamasca (su 645 mila in tutto), di cui 63 mila solo nelle Orobie. La questione investe anche il settore della pianificazione: ecco perché l'assessore regionale al Territorio Daniele Belotti, che non è mai stato tenero («Certe stecche di garage sono un insulto al turismo»), ha spiegato: «Proponiamo un piano d'area per le valli, una regia superiore per la pianificazione in accordo con i Comuni. Perché non può più esistere che mentre un Comune già ricco di seconde case avvia un Pgt con ulteriori volumetrie, quello a due passi ne vara uno virtuoso a consumo di suolo zero». Non fa nomi ma si capisce che in negativo parla di Castione e in positivo di Rovetta. «Il piano costa 500 mila euro, la Regione oggi non ha i fondi. Ma nel 2011 si partirà». Bonassoli ha dal canto suo ricordato le iniziative di via , fra cui «il portale unico al via a dicembre che sarà non solo una vetrina ma anche uno strumento operativo per il turismo». Da Forchini la chiosa: «Fondamentale che la politica delinei strategie per permettere a chi vive nei territori, abitanti o imprese, di restarci e di operare».

Case vuote
Le case sono vuote. Come riempirle? Il nodo più consistente è la proprietà: «Non si tratta di un patrimonio che fa parte del mondo dell'impresa, perché ogni casa è di privati», ha ricordato Luigi Trigona della Camera di , sottolineando che «anche noi abbiamo il compito di dare stimoli e mettere a sistema beauty farm, hotel, B&B, esercizi commerciali». Ma come coinvolgere i privati disponibili all'affitto? Qui ecco la lezione del Trentino. «Si creano piccole cooperative di proprietari – ha detto Ravelli –, con standard minimi di qualità negli alloggi. Un soggetto esterno esamina e dà giudizi, così io, ente, so che vado sul sicuro su ciò che promuovo».

fa scuola
Ma nell'alveo cooperativo è stata portata anche un'esperienza orobicissima che già fa scuola: è quella di Ornica, dove le case vuote sono da un anno e mezzo gestite come albergo diffuso. A mettersi in gioco il Comune e la cooperativa Donne di : «Per un anno – ha spiegato la presidente Cinzia Balestra – l'operazione si è basata sul volontariato. La nostra ricetta? Coccolare i turisti, farli vivere nella vera atmosfera del borgo di montagna».

Da Ferdinando Quarteroni, dell'agriturismo , stesso appello: «In queste aree non esiste turismo se non si valorizzano i contadini. È ora di farlo». Al seminario anche i ragazzi dell'Istituto Zenale e Butinone di . «Si parla molto di montagna ma la Bassa dove è? – ha spiegato la docente Pinuccia Barazzetti –. L'arrivo di Brebemi e Tav, che pure sono infrastrutture importanti, sta creando alcune criticità». Di qui la proposta dei ragazzi: «Per un rilancio le cascine, che magari vedono venir meno parte dei terreni, potrebbero mettere a disposizione delle camere e puntare anche sulla ricettività».

Anna Gandolfi – L'Eco di Bergamo