Piazzatorre – Gli impianti sciistici di , quest'anno, restano chiusi. Alla fine la notizia che nessuno voleva sentire è arrivata dall'ultimo Consiglio comunale: impossibile aprire quest'inverno. Dopo mesi di trattative l'amministrazione è frenata da alcuni privati, proprietari di una parte del terreno su cui sorgono le seggiovie, che chiedono maggiori garanzie sulla gestione degli impianti. Ma per l'anno prossimo il sindaco promette di trovare nuove soluzioni: «Il Comune è posto, suo malgrado, nella condizione di non poter affidare gli impianti al gestore che s'era proposto. Continueremo a cercare una via per risolvere la situazione». Ecco in sintesi cosa è successo negli ultimi mesi: la società «Alta Quota» dell'imprenditore Marco Vigani, proprietaria degli impianti di Torcola Vaga, s'era detta contraria a una nuova apertura, con il rischio di uno stop.

In affitto per sei anni
Il Comune, tuttavia, d'accordo con la società, aveva deciso di prendere in affitto gli impianti per sei anni, assicurando al futuro gestore una certa stabilità. Inoltre, aveva ottenuto il diritto di riscatto, cioè le rate pagate ogni anno (pari a 50 mila euro) sarebbero state scontate in caso di acquisto delle seggiovie. Infine «Alta Quota» era vincolata a vendere esclusivamente al Comune. Tuttavia al Comune mancava l'accordo di locazione con i proprietari di alcune aree su cui sorge il comprensorio, in particolare la partenza della prima seggiovia, la Gremei 1. La trattativa, in corso fino a venerdì scorso, ha messo d'accordo ente e privati soltanto sul prezzo dell'affitto (10 mila euro), ma non sulla durata. Il Comune chiedeva sei anni, i proprietari uno. Ma con la disponibilità a prorogarlo di anno in anno. Da qui nasce il motivo della chiusura forzata di Torcola.

«Il contratto di un anno – ha spiegato il sindaco Michele Arioli – genera al Comune tre ordini di problemi. Il primo è giuridico: io non posso fare un accordo di sei anni con Alta Quota quando, dall'altra parte, sono vincolato da un contratto di un anno. Ciò può peraltro esporre l'ente a un ulteriore rischio, cioè quello del danno erariale. Il secondo riguarda la necessità di assicurare al futuro gestore un minimo di stabilità. Questi non può pensare di programmare e rilanciare il comprensorio con una prospettiva così breve. Il terzo problema, infine, viene dalla legge di stabilità che sospende per i Comuni il diritto di locazione e acquisto per tutto il 2013. Siamo stati costretti perciò a chiudere gli impianti. Cercheremo di trovare altre soluzioni perché non possiamo sprecare queste risorse così preziose».

«Vogliamo garanzie»
Ed ecco la replica dei proprietari dei terreni: «Da parte nostra non c'è alcuna chiusura. I sei anni non vanno bene, perché una volta scaduti si rinnovano automaticamente per altri sei. Al di là di ciò, il punto importante è: chi gestisce gli impianti? Vogliamo garanzie. Vogliamo la certezza che il progetto sia serio e vada avanti davvero come dicono. Ma chi ci assicura che la futura società non si tiri indietro? A noi bastava che il Comune comunicasse che sarebbe andato avanti con la gestione degli impianti». Per il sindaco Arioli le cose stanno diversamente: «È chiaro che un contratto di sei anni avrebbe impegnato il futuro gestore a un rilancio serio».

Alberto Marzocchi – L'Eco di Bergamo

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