marmoSan Giovanni Bianco – Si tornerà in miniera. Per cavare marmo arabescato orobico: quello rosso, il più pregiato, ma anche grigio e rosa. Arabescato come quello che sta alla base della Pietà di Michelangelo, nella Basilica di San Pietro a Roma. Il Bianco, a vent'anni dalla chiusura, pensa seriamente alla riapertura della sua cava in località Paglio, nella zona della Val Parina (sul versante sinistro della ). L'incarico per il progetto di «coltivazione» (così è definita in termine tecnico l'estrazione), è stato affidato a uno studio di Bergamo. Dovrà, per esempio, stabilire le modalità di estrazione (in galleria o su parete esterna) fino al recupero ambientale 'area.

Estratto da un secolo Da cavare ci sono ancora 700 mila metri cubi di marmo, una vera miniera che potrebbe dare lavoro per decine d'anni. «E questa – spiega il sindaco Marco Milesi – rappresenta da sempre la cava più pregiata della vena, costituita da marmo arabescato rosso. Le analisi di mercato ci dicono che la richiesta, soprattutto sul mercato russo e arabo, è in aumento».

La vena di arabescato orobico attraversa Camerata Cornello e San Giovanni Bianco fino ad arrivare in : formatosi 225 milioni di anni fa è oggi uno dei marmi più pregiati in Italia. L'estrazione avviene ormai da circa un secolo in : a oggi viene estratto solo in territorio di Camerata Cornello, in zona Cespedosio. Ma presto potrebbe aggiungersi la miniera comunale di San Giovanni Bianco, abbandonata alla metà degli anni Novanta soprattutto per la concorrenza di pietre indiane e sudamericane.

Nel piano cave dal 1999 «La cava è ricchissima – continua il sindaco – e la richiesta di questo tipo di marmo sta crescendo, apprezzato per la sua particolare colorazione». Da qui il piano di riapertura. «Entro fine giugno il progetto di coltivazione della cava dovrebbe essere pronto, insieme all'autorizzazione. Per la quale non dovrebbero esserci problemi visto che la cava era già nel piano provinciale del 1999 e poi nel successivo del 2008. Mancava però il progetto di estrazione, ora in preparazione». La cava è di proprietà comunale, quindi, sia che vi sia uno sfruttamento diretto sia tramite una concessione, «sarà una buona opportunità economica per le nostre casse». E poi ci saranno i risvolti sul fronte occupazionale. «Difficile stabilire quanto lavoro potrà dare – continua il sindaco –. Ma oltre all'attività di cava ci sarà quella di trasporto e vorremmo mantenere nella media valle anche la lavorazione del marmo».

Nuova per Portiera La riapertura della miniera, infine, non dovrebbe creare problemi alla frazione di Portiera che, già alcuni anni fa, quando si ventilò la riattivazione (con l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Oscar Mostachetti) si era opposta con una raccolta firme per il timore di vedere passare i camion sotto casa. Eppure per decenni proprie le cave avevano dato lavoro agli abitanti. «Nel progetto è comunque ipotizzata la realizzazione di una strada alternativa che bypasserà la frazione», spiega il sindaco Milesi. In tal modo le abitazioni non dovrebbero essere disturbate dal passaggio dei camion carichi di marmo.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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