Brembana – Il trend non è cambiato. Anche il 2010 ha fatto segnare per la Valle Brembana una diminuzione della popolazione residente: dai 43.501 di fine 2009 ai 43.443 del 31 dicembre scorso. Poco più di una cinquantina di abitanti in meno con 22 paesi su 38 che hanno visto la popolazione diminuire, 14 in aumento e due invariati. Trend negativo ma la situazione non è poi così drammatica se consideriamo che nel 1991, per esempio, si era scesi fino a 43.225 residenti.

Alta valle, meno 3.000 in 50 anni
Peraltro, un decremento demografico, sempre con qualche distinguo. A perdere abitanti sono soprattutto i venti paesi 'alta Valle Brembana: solo Moio de' , Olmo al Brembo, Ornica e (con tre nati, evento che non accadeva da sei anni), nel 2010 hanno fatto segnare un lieve aumento. Tutti gli altri comuni, invece, hanno perso abitanti.

Complessivamente, quindi, i venti comuni dell'oltre Goggia sono passati da 7.325 a 7.245 abitanti, 80 in meno. Con Piazza Brembana che, sostanzialmente, si attesta intorno ai 1.250 abitanti mentre i paesi a monte continuano a scendere. Un trend negativo che prosegue da anni, purtroppo senza sosta: al censimento del 1961 i venti comuni dell'alta Valle Brembana contavano complessivamente 10.468 abitanti, scesi agli 8.282 del 1981 e ai 7.716 del 1999. A contribuire allo spopolamento, almeno negli ultimi anni, sono soprattutto le poche nascite più che le emigrazioni. Pochi giovani e pochi figli: lo scorso anno, Valtorta, Cusio, Carona e non hanno avuto neppure una nascita.

Paesi sempre più di anziani
La popolazione di , per esempio, in mezzo secolo è diventata quasi un terzo, passando da 525 unità a 185, idem è successo per Valtorta, sceso per la prima volta nella storia sotto i 300 abitanti, e Ornica. E i paesi hanno un'alta percentuale di anziani, soprattutto Mezzoldo e Averara.

Torna a crescere Taleggio
Cambia, invece, lo scenario nei paesi della media valle: torna a crescere San Pellegrino, perde qualche abitante San Giovanni Bianco, aumentano ancora Sedrina e Zogno. Probabile, quindi, che molte delle famiglie che hanno lasciato l'alta valle si siano poi fermate nei paesi più in basso. Lieve crescita anche per il comune di Taleggio che lo scorso anno ha raggiunto quota 625. C'è poi il caso positivo della Valle Serina: anche nel 2010 la popolazione è aumentata, raggiungendo quota 6.032. Un trend in crescita che prosegue da alcuni anni, anche se potrebbe esserci il dubbio sul fenomeno dei «falsi residenti»: villeggianti che chiedono la residenza e poi, di fatto, non abitano per la maggior parte dell'anno.

L'industria in Val Serina
«Lo spopolamento montano riguarda un po' tutto l'arco alpino – commenta il presidente della Comunità montana della Valle Brembana Alberto Mazzoleni –. Peraltro, possiamo considerare positivamente i dati: perdere una cinquantina di abitanti su 43 mila non è tantissimo, molte persone che lasciano l'alta valle probabilmente si fermano ancora nei paesi più in basso, e poi ci sono segnali che fanno ben sperare. A Taleggio, per esempio, abbiamo avuto 26 nuovi immigrati. Di questi, otto erano badanti, ma il resto sono famiglie nuove o tornate in paese. Come un segnale molto positivo è quello che dalla Val Serina. Lì sono stati realizzati nuovi insediamenti industriali, e il lavoro tiene le persone in valle. Significa che quelle amministrazioni e quel territorio stanno lavorando bene».

«Montagna, maggiori»
«Per tenere la gente in montagna – prosegue Mazzoleni – fondamentale resta l'attaccamento al proprio territorio e poi i servizi. Uno può essere affezionato al proprio paese ma se poi non ha la scuola è quasi costretto a spostarsi. I servizi restano fondamentali e molti dei contributi che arrivano per esempio da Regione o Provincia li utilizziamo per sostenere le spese che le famiglie hanno per trasporti scolastici o servizi sociali». «In montagna i costi sono maggiori, sia psicologici perché magari uno deve fare 40 chilometri per andare a scuola, sia effettivi di denaro. E i contributi che la Comunità montana dà servono per riequilibrare i costi rispetto a chi vive in città».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo