«Quella variante bene una poltrona». La prima è quella di , la seconda quella della presidenza della Provincia. La dichiarazione, resa in pubblico dal numero uno di via e da lui confermata con forza ieri, non è una boutade. L'impossibilità a ricandidarsi è una delle sanzioni accessorie che il Codice delle autonomie in discussione in Parlamento prevede per gli amministratori di enti (Province, ma pure Comuni) che dal 2011 sforeranno il patto di stabilità. «E io non ho dubbi – spiega – pur di fare quest'opera, attesa da anni e anni dalla popolazione, sono pronto a uscire dal patto, a fare un mutuo. E pure a non candidarmi più».

La variante agognata
La vicenda è complicata e sta generando un caso politico. Alla base di tutto, ancora una volta, i tagli previsti dalla Finanziaria. Quei tagli che hanno fatto saltare sulla sedia le Regioni, e che a cascata, modello domino, si riversano su Comuni e Province. «Il governo di centrodestra – chiosa Pirovano, che è anche parlamentare – per sanare il debito del Centro-Sud ha dovuto penalizzare i virtuosi». La variante di Zogno, opera da 61,4 milioni che la schiacciata dal traffico attende come fosse d'oro, è finita in pieno nel calderone. E dei tagli potrebbe essere una delle vittime. Ma Pirovano non ci sta. Prima di uscire dal patto, la via è un nuovo appello alla Regione perché copra la spesa. Quanto serve? Tolte spese di progettazione e altri oneri, occorrono 43,9 milioni. «Al netto di fondi provinciali e di altri che il Pirellone ha a disposizione, servono circa 26 milioni dalla Regione fra quelli messi in discussione dalla manovra». Indicativamente divisi in tre anni.

Il fatto però è che la Regione, da dividere su tutte le Province, ha spiegato di avere in tutto 44 milioni («Ma i tagli vanno ancora quantificati in modo preciso»). Il presidente spiega perché una grossa fetta di questi dovrebbe andare a Bergamo. «La nostra variante è già finanziata, si veda la delibera 10/111 dell'agosto 2009. Lì i nostri sogni sono diventati concreti, prima non si sarebbe potuto avviare alcun cantiere. Non mi risulta alcun atto ufficiale di revoca dei fondi». Ma il tasto su cui si batte è soprattutto un altro: «La nostra è l'unica fra le opere viabilistiche sul tavolo dell'assessorato in Lombardia ad avere un contratto firmato». In tutto le Province chiedono opere per 120 milioni. «Zogno, ribadisco una volta per tutte, è la più avanti. Se non arriveranno quei soldi ci esponiamo a ricorsi. Non si può equiparare l'avanzamento della variante ad altre in fase embrionale».

Fuga in avanti?
Dopo la delibera del 2009, l'11 maggio 2010 c'è stata l'aggiudicazione provvisoria dell'opera. «È stata individuata una ditta di Alessandria, sono partite le verifiche burocratiche. Da qui uno stop ci avrebbe esposto alle richieste di danni non solo della vincitrice ma anche delle altre imprese partecipanti. A giugno, poi, si è saputo che i fondi erano in forse. Ma l'iter era partito». A metà agosto si sono concluse le verifiche e i lavori sono stati aggiudicati. Il 22 settembre la firma del contratto. «Subito dopo mi è arrivata una lettera in cui l'assessore regionale chiedeva di fermarci. Tempistica a parte, non ritengo una lettera dell'assessore, con cui per altro ho buoni rapporti, un atto ufficiale. Ci saremmo esposti ancora di più a ricorsi».

Poi è arrivata l'eco di mal di pancia fra le altre Province. «Dicono che abbiamo fatto i furbi. Falsissimo, e offensivo. Abbiamo seguito l'iter, fatto le cose secondo le regole e nei tempi per ottenere un'opera fondamentale. Adesso sarebbe una colpa?». Il caso è più che aperto. La richiesta di finanziamenti resta oggetto di incontri fra Provincia e Regione. L'ultimo martedì. Sul piatto una controproposta: «Abbiamo offerto alla Regione di lasciare nelle sue casse 15 milioni, frutto di ribasso d'asta, facendoci carico noi dei costi successivi eventuali. Un rischio, lo so. Ma per quest'opera lo faremo». La faccenda diventa politica: «La Lega è per la variante. Umberto Bossi è al corrente di tutta la vicenda. Attendiamo il rientro di da Shangai».

A mali estremi, estremi rimedi
Se con la Regione le cose non quadrassero, si passa all'altra strada. «Per opere viabilistiche, dalla variante di Riva di Solto a quella di Clusone, già nel piano 2010 la Regione ci deve versare 25,8 milioni. Non abbiamo visto nulla, usciremmo dal patto di stabilità già così. Allora dico: se così sarà, andiamo oltre e, per Zogno, chiederemo mutui. Di 44 milioni». Un'esagerazione? «No. È possibile». Però ci sarà un prezzo da pagare: «Se sforiamo ora lo faremo anche nel 2011. Non mi potrò ricandidare presidente? Pazienza». Ci sono poi anche lo stop agli altri mutui, alle assunzioni, il calo del 30% delle indennità politiche. «Le ultime due voci non mi preoccupano. La prima? Non si può più temporeggiare su un'opera fondamentale per il territorio, le aziende, il turismo». Ora si vedrà. Ma l'intenzione pare chiara: «Questa strada è da fare». Costi quello che costi.

Anna Gandolfi – L'Eco di Bergamo