Piazza Brembana – «Va bene unire i servizi, va bene anche unire più Comuni, ma non con una legge calata dall'alto, che non tiene conto della specificità della montagna». L'ennesimo appello contro il decreto del governo che obbligherà i piccoli Comuni sotto i mille abitanti all'Unione oppure all'associazione dei servizi, è arrivato dall'incontro svoltosi recentemente nella sede del circolo Pd di Piazza Brembana, presenti decine di amministratori della valle e l'onorevole Giovanni Sanga. Dopo le prime proteste sul decreto, ora la nuova normativa prevede che i Comuni sotto i mille abitanti costituiscano delle Unioni: ogni Comune avrebbe un sindaco e sei consiglieri, non la Giunta, e le decisioni sarebbero demandate alla Giunta dell'Unione. «Ma all'interno della Giunta – ha spiegato Sanga – sarebbero rappresentati solo alcuni Comuni. E il sindaco, alla fine, delega le proprie funzioni. Verrebbe meno il principio dell'elezione diretta, del rapporto diretto tra eletto e cittadino».


L'alternativa: servizi condivisi
La legge, comunque, consente alle amministrazioni comunali di evitare l'Unione, dimostrando, entro il 31 ottobre 2012, di aver associato tutti i servizi. «Pure in questo caso, però – prosegue Sanga – la Giunta viene soppressa e poi ci sarà comunque un Comune capoconvenzione a cui i servizi verranno delegati. Che rapporto riusciranno ad avere coi propri cittadini e col Comune a cui avranno delegato le funzioni?». «Questa legge – ha proseguito il deputato del Pd – ha elementi di inapplicabilità e di incostituzionalità. È stata fatta senza un minimo di riflessione. Io posso essere d'accordo nell'unire i Comuni, ma questo va fatto con un percorso condiviso e con i cittadini, costruendolo sul territorio e proponendo degli incentivi».

È emersa poi la specificità della montagna alla quale non possono essere applicate le stesse regole dei Comuni più grandi. «Occorre uscire dalla logica del numero degli abitanti – prosegue Sanga – perché la montagna ha pochi residenti, ma territori vastissimi e un numero altissimo anche di seconde , a cui occorre dare servizi. E chi ha fatto la legge, di questo non ha tenuto conto». Tanti anche gli interventi dei sindaci. Il primo cittadino di , Stefano Ambrosioni, ha ricordato come la Regione (che potrà modificare i limiti demografici previsti dalla legge, entro il 17 novembre) «difficilmente interverrà, visto che non ha approfondito la questione e i tempi fissati dalla legge sono troppo stretti». Quindi ha ricordato come i Comuni della Valle dell'Olmo insieme arrivano a 2.200 abitanti e hanno un'estensione di 140 chilometri quadrati, mentre la Val Fondra ha circa 2.500 abitanti e si estende su 147 chilometri quadrati. Per entrambe la densità è di circa 16 abitanti per chilometro quadrato. «Il nostro peso elettorale – ha detto Ambrosioni – è quindi minimo». Il vicesindaco di , Carletto Forchini, ha ribadito come solo le «Unioni volontarie e non calate dall'alto possono rispondere alle giuste esigenze di razionalizzazione dei servizi». Il primo cittadino di Roncobello, Andrea Milesi, ricordando come il suo paese abbia 14 associazioni, ha sostenuto che le Unioni porteranno allo scioglimento di tanti gruppi di volontariato.

Limiti demografici: la scadenza
Stasera, alle 20,30 nella sede della Comunità montana a Piazza Brembana, sull'argomento si terrà un incontro con la presidente nazionale dell'Associazione nazionale piccoli Comuni, Franca Biglio. E sul decreto la Lista Bettoni e l'Unione di Centro in Consiglio provinciale hanno presentato una mozione urgente, in vista della scadenza del 17 novembre.

L'Eco di Bergamo

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