Permessi di maternità per il padre, odissea negli uffici
Senza categoria Articolo letto da 2.200 utenti - Pubblicato il 10 Dicembre 2009valnegra: rinuncia alle ore per allattare e le chiede per il marito. «Ma solo dopo aver insistito l'Inps mi ha riconosciuto il diritto. Valnegra«Guardi, nessun uomo ha mai allattato, quindi mi sembra strano che suo marito abbia diritto di stare a casa dal lavoro al suo posto». Detta più o meno così, la risposta fornita qualche settimana fa dall'Inps di zogno a una coppia di Valnegra, sembrerebbe più che logica. In realtà – e forse pochi lo sanno – il padre lavoratore può fruire dei riposi giornalieri (una o due ore al giorno) per accudire i figli (nel primo anno di vita) nel caso in cui la madre lavoratrice dipendente non si avvalga di tale permesso: questo in base alla legge sul congedo parentale del 2001.
E, perdipiù, in virtù di una circolare dell'Inps del 25 novembre scorso, a tale diritto possono ora accedere anche i padri le cui mogli sono semplicemente casalinghe (quindi non lavoratrici dipendenti). Il caso: una mamma trentatreenne di Valnegra, impiegata in uno stabilimento a san giovanni bianco, giunta al termine del periodo di astensione facoltativa per maternità, riprende regolarmente a lavorare rinunciando – dice – ai permessi di allattamento per due ore giornaliere previste per legge fino al primo anno di età della figlia. Rinuncia a favore del marito trentaseienne, dipendente di un'azienda florivivaistica dell'alta valle.
«Ma quando a inizio ottobre mi sono rivolta all'Inps di Zogno – dice la mamma – mi è stato risposto che non erano al corrente di tale diritto, dato che nessun uomo ne aveva mai fatto richiesta. La legge, però, io l'avevo letta. Così ho chiamato bergamo dove mi hanno confermato il diritto di mio marito a usufruire delle ore per l'”allattamento” a cui io avevo rinunciato. Così ho inviato all'Inps di Zogno, competente per la valle, tutta la documentazione necessaria per fare in modo che mio marito potesse stare a casa». «Finalmente dall'Inps – continua la signora di Valnegra – ho ricevuto rassicurazioni verbali che la richiesta andrà a buon fine, ma finora non abbiamo ancora ricevuto alcuna documentazione scritta. E nel frattempo, proprio sulla base delle rassicurazioni dell'Inps sul permesso di paternità, mio marito ha iniziato ad assentarsi dal lavoro due ore al giorno. Spero solo che, alla fine, quanto gli spetta venga effettivamente pagato dall'Inps».
«Ora ricevo uno stipendio ridotto del 25% – spiega il marito – e non sono ancora sicuro se sarò rimborsato. Mi sembra assurdo tutto quanto successo e che si debba insistere per far valere un normale diritto».
Dall'agenzia di Zogno, i dipendenti sostengono «che si tratta quasi certamente della prima richiesta di questo genere in Valle brembana e che, purtroppo, il disguido dipende anche dalla mole di lavoro che abbiamo, sia come pratiche sia allo sportello: siamo in quattro dipendenti e l'agenzia dovrebbe averne dieci».
«Sul diritto del padre non ci sono dubbi – dice Salvatore Vilardi, direttore provvisorio dell'agenzia Inps zognese –. La pratica è molto rara, ma verrà risolta, è solo questione di tempo». E anche all'agenzia di Bergamo sostengono che casi del genere siano abbastanza insoliti. «Le richieste sono state pochissime – dice Cesare Di Pasquale, responsabile delle prestazioni a sostegno del reddito –. Forse aumenteranno ora che, in base alle nuove recenti disposizioni, potranno usufruire del riposo giornaliero anche i mariti con moglie semplicemente casalinga».
Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo
4 Risposta a “Permessi di maternità per il padre, odissea negli uffici”
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Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 12:19 GMT+0100
E’ da anni che c’è il diritto all’allattamento! Molti miei colleghi di lavoro ne hanno usufruito, o perchè la moglie dipendente non se ne è avvalsa, oppure perchè non dipendente.L’orario di lavoro si riduce di due ore, se la giornata lavorativa è superiore alle sei, se inferiore alle sei si riduce di una.Tale diritto non è riconosciuto al padre se la madre è in congedo di maternità o in congedo parentale.
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 12:22 GMT+0100
Anche io ho usufruito di questo diritto che non tutti conoscono o che a volte non vogliono far valere per paura di essere guardati in chissà quale modo come se uno stesse approfittando di qualcosa impropriamente. E’ un peccato non usufruirne per paura di essere in qualche modo discriminati.
Le tasse le paghiamo anche per questo; affinchè ci vengano riconosciuti elementari diritti come badare alla propria famiglia. No?
Al neo papà faccio tanti auguri e dico di stare tranquillo e di godersi queste due ore in serenità col proprio bimbo alla faccia di chi non ha voluto o saputo approfittare.
MB
Inserito il 11 Dicembre 2009 alle ore 17:32 GMT+0100
non sarà che il disguido parte dal datore di lavoro del padre?
perchè subordina la concessione dei permessi ad un’autorizzazione dell’inps e non retribuisce i permessi ogni mese detraendoli poi dal DM10?
mi sorge un dubbio: si sta aspettando un’autorizazione che non arriverà mai perchè non è indispensabile o meglio non è prevista per la fruizione dei permessi da parte del padre?
Inserito il 15 Dicembre 2009 alle ore 22:05 GMT+0100
mi era sorto il dubbio circa il datore di lavoro, ma non è responsabile: nel caso di lavoratore agricolo (il padre lo è) il pagamento è diretto da parte dell’inps.
Invece per i lavoratori non agricoli questa situazione sarebbe stata risolta direttamente dal datore di lavoro e certamente senza tutti questi disguidi.
A parziale giustificazione dell’inps di zogno, la carenza di personale…l’impiegata forse poco ferrata in materia…un direttore che si divide con altri uffici periferici…