moto-orobieOrobie – Stop alle moto su mulattiere e sentieri montani. È l'appello lanciato ieri al Palamonti, dal Cai di Bergamo che, con la partecipazione attiva dei propri componenti e insieme alle istituzioni, invita gli escursionisti a rispettare le regole. «La salvaguardia e la tutela dell'ambiente sono nostri princìpi – dichiara il presidente Piermario Marcolin – e abbiamo il dovere di promuoverli contro lo scempio che troviamo in certe zone». La scheda del Cai Per lo scopo l'associazione si è dotata di uno strumento: una scheda che permette sia ai soci sia a ciascun cittadino di segnalare eventuali abusi da parte di motociclisti e persone al volante direttamente al Cai. Finita la stagione, il Club alpino italiano stesso, avendo un quadro completo del fenomeno, potrà redigere una sorta di mappatura del territorio, rilevandone le criticità. Il passo successivo è «stimolare i sindaci e chi di dovere affinché pongano un freno». È stata la commissione Tutela ambiente montano (Tam) ad aprire il tavolo dei lavori. «Il problema dura da anni – spiega il coordinatore Alberto Alberti – ma le autorità competenti, i Comuni e la Provincia non hanno mezzi e risorse per risolverlo. Ciò che proponiamo è un sistema per monitorare le nostre aree».

Fino alla verifica a ottobre, perché in quel mese «accerteremo il numero e la provenienza delle denunce per fare il punto della situazione». Questa azione, come precisa Marcolin, non ha valore normativo né di denuncia «perché non è un nostro compito. Semplicemente vogliamo diffondere l'attenzione e la cultura dell'ambiente tra i nostri membri e nella popolazione». Le zone più colpite da chi usa auto, fuoristrada, quad o moto danneggiando e inquinando boschi e prati sono le aree di media , facilmente raggiungibili; anche se non manca, nel mirino degli escursionisti, l'alta montagna: dalla Gandino a Fonteno, dalla Val Cavallina al Canto Alto della Filaressa fino a Foppolo e San Simone, in alta Valle Brembana. «Il fenomeno – continua Marcolin – con l'apertura della bella stagione si ripresenta. Il fatto grave è che esiste una legge che vieta di circolare in certe aree ma nessuno la osserva». Il riferimento è alla numero 31 del 2008.

L'articolo 59 pone dei limiti alla circolazione sulle strade agrosilvopastorali. Contrari anche alle gare «Sarebbe necessario che la si facesse rispettare – prosegue Marcolin –. In questo senso molti sindaci si stanno impegnando ma il loro sforzo è insufficiente per evitare lo scempio che si verifica in certe zone». Nell'occhio del Cai anche le gare di moto in quota, dove il percorso ristretto costringe i partecipanti a passare più volte negli stessi punti, rovinando l'ambiente: «È strano che vengano autorizzate quando esiste una normativa chiarissima», dice Marcolin. «Però noi possiamo farci poco, se non far sentire la nostra voce ai Comuni che permettono che vengano disputate, come nei casi di Foppolo e Casazza». «Nel caso delle gare – interviene Alberti – chi le organizza ci porta la documentazione a ridosso della scadenza entro la quale è possibile avanzare il ricorso. Sono i soliti giochetti».

Un altro problema, relativo alle segnalazioni, è l'anonimato: «Le denunce anonime non hanno alcun valore – commenta il presidente del Cai –. Anche perché sarebbe importante approfondire il caso con chi ci comunica l'eventuale abuso. Per il futuro pensiamo di redigere un codice etico a cui dovranno conformarsi i nostri soci. Un insieme di valori condivisi da rispettare e promuovere. L'iniziativa che presentiamo oggi va in questo senso». Le schede verranno inviate ai Comuni, ai rifugi, alle sottosezioni Cai e saranno scaricabili dal sito web.

Alberto Marzocchi – L'Eco di Bergamo