Branzi – È stata la casa di tutti. Nonni, adulti e bambini di Branzi conservano ricordi preziosi legati all'asilo. In un secolo da lì ci è passata tutta la comunità e non solo per le attività della scuola materna, ma per i corsi di cucito, il catechismo, il dopo scuola, gli incontri di formazione, le riunioni e le feste.

L'inaugurazione della struttura rinnovata è stata una festa per tutti a Branzi. Molte le in chiesa per la Messa presieduta dal vescovo Francesco Beschi, con i bambini in prima fila, ai quali ha regalato una storia. «C'era una volta un re…» e tra i piccoli è calato il silenzio. Una storia che parlava di una stanza riempita dalla luce di una lanterna. «Riempiamo le nostre e le nostre vite di tante cose – ha detto il vescovo nell'omelia –, ma abbiamo bisogno di luce, la luce della verità, della sapienza e della saggezza che viene dal Vangelo e che ci hanno regalato i nostri padri». Il vescovo si è poi soffermato sul significato di una casa per l'infanzia all'interno di una comunità. «È il segno concreto in risposta a questa necessità di verità, per offrire alle nuove generazioni una scuola che possa rappresentare ciò che è vero, ciò che conta nella vita. Vogliamo dare un futuro a questi figli che si attendono però un domani non solo in termini di bene, ma di significato».

Tra i banchi, emozionata e felice, suor Teresia Meraviglia, la madre superiora che, per ultima, prima della partenza nel 2001 delle suore Sacramentine da Branzi, ha abitato l'asilo. A lei è stato affidato il compito, accanto al vescovo, di tagliare il nastro. Il sindaco Gabriele Curti ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita dei lavori. Parole di elogio anche dal senatore Valerio Carrara, dall'assessore regionale Marcello Raimondi e dal presidente del Bim Carlo . Il gruppo ha quindi condotto le visite guidate all'edificio. Un'opera completamente rinnovata, pronta ad accogliere 91 bambini. Un numero ben superiore all'attuale ventina che frequenta la materna, ma che incarna la volontà delle famiglie dell'alta valle di continuare a vivere in e di costruire lì il loro futuro.

– L'Eco di Bergamo

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