San Giovanni Bianco – A trent'anni dalla fondazione, avvenuta nel 1982, la Pro loco di si scioglie. L'ultimo tentativo, lunedì sera, da parte del presidente uscente Mauro Pesenti (attuale assessore comunale al Turismo) di salvare l'associazione è andato a vuoto. Una ventina le presenti all'incontro, significativamente intitolato «UItima chiamata». Da due anni, infatti, l'attività 'associazione, di fatto, era ferma, ma i tentativi di ripartire non sono mancati. Quindi l'ultimo appello a qualche cittadino volenteroso. In cassa 5.000 euro. Occorreva, però, ripartire da zero quanto a tesseramento dei soci, essendo lo stesso fermo dal 2010. Presenti all'assemblea oltre a Pesenti, anche altri ex presidenti, tra cui l'attuale assessore al Territorio Remo Veronese. Il presidente ha brevemente fatto il punto sulla situazione economica e di come ci si sia mossi in questi due anni di inattività per cercare nuovi volontari. «Preso atto che al momento non vi sono volontari che possano garantire la riapertura della Pro loco – spiega Pesenti –, abbiamo valutato come distribuire le attrezzature ancora a disposizione (tra cui gazebo e mobilio, ndr). Si è deciso di metterle a disposizione, gratuitamente, delle varie associazioni del paese».

Quindi la destinazione dei 5.000 euro rimasti. «Inizialmente avremmo voluto darli alle scuole del paese – continua Pesenti –, ma alla fine si è optato per qualcosa di più turistico: si è deciso pertanto di utilizzarli per l'acquisto di una bacheca luminosa da installare in centro al paese, per pubblicizzare le attività e gli appuntamenti. Con i soldi rimanenti saranno acquistate nuove sedie, sempre da mettere a disposizione per le iniziative promosse dalle associazioni». Deciso come destinare il tutto si è poi proceduto allo scioglimento della Pro loco, con l'invito a chi avesse voglia e tempo da dedicare per il proprio paese, a ripartire quanto prima. Le difficoltà erano iniziate soprattutto dal 2010, in piena crisi anche delle casse comunali. La Pro loco, tra l'altro, arrivava dalle dimissioni, in sei anni, di quattro presidenti, sempre prima della fine naturale del mandato. A mandare a fondo il gruppo, però, più che la cronica carenza di fondi è stata soprattutto la mancanza di volontari.

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