San Giovanni Bianco – Gli affreschi del Cinquecento tornano a raccontare, in filigrana, la storia di una e della sua devozione e rilanciano gli studi sulla mano che li ha eseguiti: sarà presentato oggi, alle 10 – ad apertura la giornata della festa di – il restauro dei dipinti murali che ornano tutta la parete di fondo del presbiterio della graziosa chiesetta di San Francesco attorno alla quale si stringe, immersa nel verde, la piccola frazione della Portiera di .

In questo piccolo borgo di circa 60 abitanti la comunità si è letteralmente mobilitata per il recupero degli antichi affreschi, che oggi sarà illustrato dal parroco di San Pietro d'Orzio don Diego Rota e dal restauratore Antonio Zaccaria, con l'approfondimento dello storico Gabriele Medolago. A seguire, la Messa e la processione per le vie del borgo. I dipinti murali, risalenti ai primi decenni del XVI secolo, furono riscoperti nel 1932 quando, in occasione della ristrutturazione della chiesetta, furono intravisti sotto la scialbatura a calce seguita alla peste.

«All'epoca i dipinti furono restaurati – spiega Zaccaria, che ha eseguito l'intervento conservativo attuale con la collaborazione di Amedeo Frizzoni e Deborah Di Lorenzo – ma oggi la corretta lettura della composizione era ostacolata dalla presenza di una miriade di lacune stuccate, lasciate in tono neutro e anche sovrapposte alla policromia originale». Dopo le operazioni conservative, l'obiettivo del restauro è stato quindi quello di una certosina ricostruzione della cromatica, per restituire al dipinto – e alla visione dei fedeli della Portiera che qui si ritrovano in preghiera – la sua integrità pittorica e iconografica: «In accordo con Marina Gargiulo della Soprintendenza per i beni storici e artistici di – prosegue Zaccaria – abbiamo deciso di ricostruire pittoricamente le numerosissime lacune intonandole alla policromia circostante, lasciando allo spettatore la possibilità di leggere l'intervento pittorico solo a una distanza ravvicinata».

Gli affreschi, oggi dunque di nuovo leggibili, ritornano a parlare ai fedeli della Portiera di storia e devozione: «Attorno alla Madonna in trono – illustra Gabriele Medolago – si dispongono San Francesco, cui la chiesetta è intitolata, ma anche il patrono San Pietro e San Rocco, a ricordare le epidemie di peste che nel Cinquecento flagellarono a più riprese la valle». Il restauro è anche l'occasione per una ripresa degli studi sull'autore degli affreschi: «È stato fatto il nome dei Baschenis di – continua lo storico – ed effettivamente sono presenti punti di contatto, ma la questione richiede ulteriori approfondimenti ora facilitati dai risultati del restauro».

Per ora, alla Portiera, la conclusione del recupero si trasforma in una festa: «C'è stata, a cominciare dai ragazzi, una vera e propria mobilitazione della piccola comunità – sottolinea don Diego Rota – che è profondamente legata alla sua chiesa e alle sue tradizioni, dimostrandosi compatta in ogni circostanza».

Rosanna Rota – L'Eco di Bergamo