miti_loghino_thumbnailA l'assemblea dei lavoratori approva l'intesa in vista del trasferimento delle attività in Ungheria. Accordo fatto alla Spa di Zogno, l'azienda tessile specializzata in indemagliabili ed elasticizzati, che ha annunciato la cessazione delle attività a partire dalla fine del prossimo mese di luglio in seguito alla decisione della società (la cui proprietà fa capo alla famiglia ) di delocalizzare l'attività di tessitura in Ungheria.

Nel tardo pomeriggio di martedì azienda e sindacati confederali si sono ritrovati per tentare l'affondo finale riguardo alle modalità di gestione dei questa delicata fase che, lo ricordiamo, interessa una settantina di lavoratori, nella maggior parte dei casi donne. Un'intesa che, in quella sede, è stata ridefinita e rimodulata ma che, di fatto, è stata «sospesa» nei suoi termini in attesa della valutazione 'assemblea dei lavoratori avvenuta ieri mattina. Approvata con il parere favorevole della stragrande maggioranza dei lavoratori (solo 3 contrari) l'intesa è stata siglata subito dopo il via libera raccolto dai dipendenti.

«L'impostazione che sta alla base dell'accordo raggiunto per Miti è quello di garantire la maggiore “copertura” per i lavoratori che, ora, dovranno fare i conti con una situazione congiunturale decisamente non facile sul tema del lavoro, aggravata dal fatto che siamo in un territorio, quello della Valle , ormai in forte sofferenza», sottolineano Francesco Corna, segretario provinciale della Femca-Cisl, Enio Cornelli, della Filtea-Cgil e Luigi Zambellini della Uilta-Uil.

I termini dell'accordo, come detto, prevedono «un'ampia disponibilità da parte dell'azienda a garantire i prossimi mesi con tutti gli ammortizzatori sociali disponibili». Attualmente l'azienda ha attivato una procedura di cassa integrazione in deroga che «copre» i lavoratori fino alla fine del prossimo mese di settembre. «L'accordo prevede che si valuteranno tutte le strade possibili per garantire sicuramente la copertura almeno fino a tutto il 2010» spiega Cornelli.

Nel frattempo, sindacati ed azienda hanno concordato sulla possibilità di avviare un piano di incentivazione alle fuoriuscite volontarie. «Sono stati stabiliti due livelli di incentivazione: per chi deciderà di lasciare l'azienda nell'arco di un anno andranno 19 mila euro: con un anticipo di 5 mila euro subito per chi deciderà questa scelta entro settembre, in attesa dei restanti 14 mila al momento dell'uscita. A chi sceglierà invece di lasciare l'azienda dopo primo anno, andranno invece 5.500 euro» spiegano dal sindacato. Già ieri in corso di assemblea, ricorda Zambellini, «una ventina di lavoratori hanno espresso la disponibilità a prendere in considerazione da subito la fuoriuscita volontaria».

Come spiega Corna, «chi intende ricollocarsi potrà usufruire subito della mobilità o anche di un periodo di aspettativa non retribuita per “provare” la nuova occupazione. In alternativa resta la copertura della cassa integrazione. Ci adopereremo poi con tutti i protagonisti del territorio per dare corso alle iniziative di politiche attive per il lavoro: formazione e ricerca di nuova occupazione». Certo è, concordano tutti i sindacalisti, la situazione territoriale di certo non facilita. «La Valle Brembana meriterebbe più attenzione da parte di tutti: qui, ormai è conclamato il degrado sociale – dice Cornelli -. Per quanto riguarda la questione specifica Miti, quella che arriva è la fase più difficile: enti locali, ma anche Confindustria, devono darsi da fare per “inventarsi” un nuovo futuro per l'area che sarà resa libera da Miti. Possibilmente un futuro industriale visto come l'Amministrazione comunale abbia più volte confermato questo impegno».

L'Eco di Bergamo