casere1Dal rifugio “” dopo 5 Km dal paese di Mezzoldo a quota 1350 mt., ha inizio il “ delle casere”, un tour tra i bellissimi pascoli e boschi della zona. Le “casere” sono edifici adibiti alla produzione del rinomato “formaggio di monte”, un formaggio ricco di sapori e tradizioni dell' Alta Valle Brembana.

Il sentiero ha inizio al “Pià dè la rasga”, un bel prato ai margini del Rifugio Madonna delle Nevi, utilizzato in inverno come pista da di fondo. Il percorso, prima di raggiungere il sentiero 115 del C.A.I., entra in un bellissimo bosco passando tra giganteschi cumuli di formica rufa, un insetto protetto per il suo essenziale ruolo di pulizia del sottobosco; mangia infatti la fillossera ed il bostrico.

Il bosco termina in val Terzera, una valle alla cui sommità si erge il Monte Cavallo (2323 mt.) e, appena sotto il Passo , da dove si può raggiungere in pochi minuti la stazione a monte degli impianti sciistici dell'omonima località. Dopo cinque minuti di cammino si raggiunge la prima delle 4 casere del sentiero, la Casera “Terzera” (1600 mt.) immersa nei verdi prati che la circondano. Qui potrete osservare il colore trasparente dell'acqua che scorre nel torrente che attraversa la valle e che si dovrà oltrepassare diverse volte. Il percorso, abbandonato il sentiero 115, dopo una breve nel bosco rado, raggiunge un grande pascolo situato sul dosso dove è possibile riposarsi e bere la freschissima ed ottima acqua della fontanella in legno, posta vicino al “crocifisso del Marco”, già sindaco di Mezzoldo, e ad una pozza artificiale. Proseguendo poi in direzione Nord/Est entrerete in un altro bellissimo bosco di larici, dove, se sarete fortunati, potrete assaggiare gli ottimi frutti di bosco che qui crescono in quantità.

casere2Dopo una buona mezz'oretta di cammino pianeggiante si giunge alla seconda casera, la Casera “Celtri” (1725 mt.) che per motivi storici già dal lontano 1.145 appartiene al Comune di , per i servigi resi al Vescovo di . Qui, seguendo il sentiero 111 del C.A.I., si raggiunge la Casera “Cavizzola” (1800 mt.), la terza del percorso, dove poco distante e con un po' di attenzione riuscirete ad individuare le “coppelle”, incisioni rupestri risalenti al paleolitico. Esse sono degli incavi poco profondi e concavi incisi su rocce e sono le prime espressioni pagane di fede. Da qui camminando verso Ovest, attraversando i numerosi torrenti presenti e con un poco di fortuna, si possono vedere esemplari di “rupicapra rupicapra” più noti come camosci, oltre a frequenti caprioli; non mancano poi le marmotte che riempiono l'aria con il loro caratteristico fischio e non è raro neppure vedere l'aquila volteggiare in cielo. Al bivio con il sentiero 124, poco prima di arrivare alla quarta e ultima casera, è consigliabile fare un salto al bivacco “Alberto Zamboni” che dista solo una mezz'oretta a piedi, farvi una breve pausa, immersi nella bella e silenziosa conca dell'”Azzaredo”.

Proseguendo sempre sul sentiero 124 si raggiunge comodamente la Casera “Azzaredo” (1730 mt.) da dove il percorso, con una rilassante discesa, rientra nei pressi del Rifugio Madonna delle Nevi, passando vicino alla “corna della Ria” e sopra il torrente Fioraro, concludendo così questo piacevole itinerario. Il tracciato “circolare” che abbiamo descritto è percorribile tranquillamente da tutti gli escursionisti, da giugno a ottobre, e si caratterizza soprattutto come “percorso in quota”, con andamento costante e regolare, in un paesaggio aperto, panoramico e diversificato in quanto si attraversano varie tipologie di paesaggio.

Infatti boschi di abeti si confondono con boschi di larici, si attraversano pascoli e torrenti ed è possibile soffermarsi a fare una chiacchierata con i “bergamini” che occupano in estate le casere e gli estesi e verdeggianti pascoli, con belle mandrie di vacche bruno-alpine e capre orobiche. Se avrete trovato bel tempo e se sarete riusciti ad occupare tutta la giornata con il tour, la sera potrete osservare, quando il disco del sole si congiunge con le verso ovest, uno splendido tramonto dalle più variegate tinte che vi lascerà uno splendido ricordo di questi monti.

Michele Cavadini e Daniel – Tratto dall'Annuario C.A.I. Alta Valle Brembana

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