camoscio orobieUna indagine condotta dal medico veterinario Luca Pellicioli. Una specie di check-up sui . Colesterolo, trigliceridi, glicemia e tutto il resto. Detto così può anche far sorridere, ma in fondo la novità del lavoro che Luca Pellicioli, medico veterinario di , ha portato a termine a coronamento del proprio dottorato presso il Dipartimento di patologia animale igiene e sanità pubblica della facoltà di medicina veterinaria dell'Università degli Studi di Milano, sta proprio qui. Lo studio – spiega – rappresenta un po' la continuazione del lavoro che avevo iniziato in occasione della tesi di laurea dedicata agli aspetti sanitari degli ungulati selvatici ed è nato dall'epidemia di cheratocongiutivite infettiva e polmonite che tra il 2001 e il 2002 aveva causato la morte di circa 500 camosci sulle Alpi .

In tre anni, approfittando del piano degli abbattimenti effettuati dalla Provincia per mantenere il giusto equilibrio della popolazione, sono state effettuate tre livelli di analisi: sieroepidemiologico per valutare la circolazione di agenti patogeni nella popolazione di ruminanti selvatici; ematochimico per definire il profilo metabolico della popolazione di camosci e parassitologico. Il risultato è una preziosa serie di dati che ha permesso di approfondire le conoscenze sulla fauna selvatica e sulle loro dinamiche anche in relazione alle epidemie degli anni scorsi, senza trascurare i contatti con le altre specie domestiche al pascolo e quindi le eventuali conseguenze sullo scambio delle patologie.

Per gli appassionati della materia l'appuntamento è per i prossimi mesi, quando al Palamonti si svolgeranno tre serate dedicate proprio alla fauna selvatica. La prima il 4 aprile, la seconda il 9 maggio e l'ultima il 23 maggio, quando proprio Luca Pellicioli racconterà l'esperienza del parco delle Orobie bergamasche, assieme a Giacomo Moroni, del Servizio faunistico ambientale della che si soffermerà invece sui galliformi alpini.

L'Eco di Bergamo

IL CAMOSCIO SULLE ALPI OROBIE BERGAMASCHE