logo_home_smallZogno – Che il futuro della di Brembana fosse in bilico era noto da tempo, soprattutto dopo la presentazione a febbraio di un'istanza di concordato con riserva – nota come «concordato in bianco» – al tribunale di Bergamo. Così come non era un mistero che la proprietà 'azienda di Zogno – un nome storico del tessile, ormai in difficoltà da tempo – stesse cercando all'esterno nuova linfa economica per salvare la situazione. Ma di certo nessuno poteva prevedere che il rischio fallimento si sarebbe avvicinato perché la società ha pagato una mensilità ai propri dipendenti. Il tribunale ha notificato ai creditori della Mvb una convocazione – firmata dal giudice delegato Mauro Vitiello – per il 24 aprile, quando verrà valutata l'ipotesi di fallimento.

Nel documento si fa riferimento all'articolo 182 del decreto in materia di concordati, che pone il veto per le aziende interessate a emettere qualsiasi pagamento durante il periodo di «limbo» che precede la presentazione del piano. Sotto accusa, quindi, il saldo del 10 marzo degli stipendi degli 80 lavoratori (330 quelli attualmente in organico) che avevano lavorato il mese precedente.

Dopo aver appreso la notizia, i sindacati hanno chiesto un incontro urgente con la proprietà, con la situazione che ha quindi portato a un'inedita alleanza. Ieri azienda e sindacati hanno infatti siglato un verbale congiunto per ribadire al tribunale come il pagamento degli stipendi fosse stato pattuito durante la trattativa per la richiesta di cassa integrazione in deroga, scaduta a fine marzo (un eventuale richiesta di ulteriore cassa verrà valutata venerdì prossimo, durante un nuovo tavolo tra sindacati, rappresentanti dell'azienda e il commissario giudiziale Tiziano Mazzucotelli). L'accordo era quindi già stato formalizzato prima che la Manifattura avanzasse richiesta di concordato: «Ci siamo limitati a mantenere gli accordi, e ora qualcuno ci dice che non dovevamo farlo – dice il presidente di Mvb, Massimo Trabattoni -. D'altra parte non avremmo potuto fare diversamente: i lavoratori hanno bisogno di liquidità per vivere e andare avanti. Ci siamo già attivati per fornire al tribunale tutte le indicazioni per superare una situazione che è diventata davvero paradossale».

Comunque vadano le cose, di certo quanto accaduto rischia di rallentare la preparazione del piano concordatario, che – salvo altre decisioni da parte del giudice – andrà consegnato entro l'8 maggio. «Siamo in una fase avanzata della stesura, con trattative in atto per far sì che nuovi capitali possano entrare in azienda. A oggi non vedo alcuna necessità di proroga, ma se servisse qualche settimana in più per concludere un accordo con nuovi soci di certo valuteremmo l'opzione», dice Trabattoni. La speranza di azienda, lavoratori e sindacato, a questo punto, è che la Mvb abbia ancora la possibilità di proporre il proprio piano. Anche perché un eventuale fallimento per aver pagato uno stipendio secondo i rappresentanti dei lavoratori non sarebbe assolutamente accettabile: «Si tratta di una delle poche aziende manifatturiere rimaste nella valle, con centinaia di lavoratori e altrettante famiglie a rischio – spiega Raffaele Salvatoni, segretario della -Cisl -. Prima di prendere decisioni bisognerà pensarci bene». «È una situazione assurda, kafkiana», aggiunge Pietro Allieri della Filctem-Cgil, mentre secondo Gianluigi Cortinovis di Uilta-Uil «è incomprensibile come il banco possa saltare per un cavillo burocratico». Valutazioni condivise dallo stesso Trabattoni: «Con tutto il rispetto per il lavoro del tribunale, mi auguro che quando presenteremo la documentazione il giudice faccia valutazioni basate non solo di tipo giuridico, ma anche umano e sociale».

Il Corriere della Sera

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