Scontro sul piano di rilancio «Una dépendance nel parco solo se aprirà il Grand Hotel. San Pellegrino «La dépendance alberghiera nel parco del Grand Hotel? Eventualmente solo se quest'ultimo sarà riaperto, altrimenti non se ne farà nulla». È categorico Vittorio , vicesindaco di San Pellegrino Terme e presidente della società «Grand Hotel», proprietaria dello storico albergo della cittadina termale chiuso dal 1979. Milesi risponde così alle accuse avanzate nei giorni scorsi da quattro consiglieri di minoranza (Nicola Baroni, Walter Ghilardi, Roberto Tauro della lista «Il Ponte», e Raffaella Sonzogni della lista «La forza delle idee»; si è, invece, dissociato, Roberto Grazioli della lista «La forza delle idee») sull'operazione di sviluppo in corso insieme al gruppo .

I quattro consiglieri, tramite volantini, oltre a sottolineare per l'ennesima volta i ritardi dell'operazione e la «mancata attuazione degli impegni presi nell'accordo di programma», ricordano come, lo scorso dicembre, il Comune abbia concesso l'«autorizzazione paesaggistica» per la costruzione della «sala congressi e della dépendance alberghiera nel parco del Grand Hotel». Si tratta di un'ipotesi avanzata dal : le camere previste nel Grand Hotel recuperato non sarebbero sufficienti e, quindi, nei progetti, si è ipotizzata la costruzione di una dépendance da circa 50-60 posti, da realizzarsi nel parco.

«Mentre è passato più di un anno e mezzo dalla proclamazione del vincitore del concorso internazionale di idee per la realizzazione delle “terme più belle del mondo” – scrivono i quattro consiglieri anche al nostro giornale – in Comune non è pervenuto alcun progetto. Per contro, procedono spediti (e senza che nessuno sappia nulla) altri progetti: la società “Grand Hotel San Pellegrino”, il 21 dicembre scorso, ha presentato il progetto per la realizzazione di una dépendance alberghiera all'interno del parco del Grand Hotel. Riteniamo assurdo e paradossale che, in assenza di una concreta possibilità di recupero funzionale di questa prestigiosa struttura, si pretenda di realizzare un nuovo albergo nel parco del Grand Hotel, sacrificando a esso l'area verde esistente da oltre un secolo ad abbellimento dello storico edificio. Inoltre verrà fortemente penalizzata la viabilità per Piazzo Basso nel tratto tra la palestra e il Ponte Umberto, tratto che verrà pedonalizzato». E per illustrare la propria posizione alla popolazione, le due liste di minoranza hanno organizzato un'assemblea pubblica per venerdì 5 febbraio, alle 20,45, nella sala convegni dell'hotel Bigio.

Replica il vicesindaco Milesi: «La dépendance alberghiera, eventualmente, sarà realizzata solo dopo le nuove Terme e solo se si riuscirà a riaprire il Grand Hotel. Sarebbe assurdo aprire un nuovo albergo senza avere le nuove Terme e senza avere recuperato il Grand Hotel. La dépendance, quindi, è ben lontana. A oggi la società del Grand Hotel non ha soldi neppure per sistemare lo storico albergo». Perché, allora, l'autorizzazione paesaggistica? «Dell'ipotesi di una dépendance se ne parlava da tempo – prosegue Milesi – e, quindi, volevamo capire se proseguire in tale direzione o rinunciarvi definitivamente: dopo l'autorizzazione paesaggistica concessa dal Comune, dovrà essere la Soprintendenza a valutare il progetto di fattibilità. Poiché sappiamo di essere in forte ritardo acceleriamo almeno quanto è di nostra competenza. Ma, ripeto, la dépendance sarà l'ultimo intervento che, eventualmente, si potrà realizzare. E questo sarà precisato nell'integrazione all'accordo di programma (con Regione, Provincia e gruppo Percassi, ndr)».

Nel rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, peraltro, si precisa che la stessa «non costituisce provvedimento abilitante a iniziare i lavori». Nel frattempo, spiegano ancora dal Comune, sono ripresi i lavori per gli scavi nell'area che dovrà ospitare le nuove Terme (il progetto definitivo dell'architetto francese Perrault non è ancora concluso). Lo stop di alcuni giorni, da quanto riferito dall'impresa esecutrice, è stato causato dall'attesa dell'autorizzazione per il conferimento del materiale in discarica.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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