Zogno – Se vuoi l'innovazione, devi cercare qualcuno che guardi i problemi da un punto di vista insolito. Se ti rivolgi a chi ha esperienza, avrai la soluzione ma all'interno di regole note. Per innovare occorrono menti fresche». Parola dell'ingegner Michel Rinaldi della Smi di San Giovanni Bianco, che tre anni fa ha affiancato la prima classe del neonato indirizzo di meccatronica dell'istituto tecnico del Turoldo di Zogno. Un percorso di 20 ore all'anno, fino in quinta, per portare i ragazzi a organizzare la testa per il problem solving tecnologico. «Si parte dal modo di raccogliere informazioni e come organizzarle, al lavoro di gruppo su un problema vero, preso dall'azienda. Anno dopo anno, affiniamo l'aspetto tecnico fino ad arrivare alla progettazione e alla produzione di un prototipo di macchina. Ma già ci sono alcuni risultati, come saper connettere le materie che si studiano, aver capito che materie teoriche come la fisica servono poi per progettare…».

La collaborazione di Smi con la scuola ha dato origine a un «format» didattico nuovo che ora si sta replicando. In gioco è entrata anche la Scaglia di , che già aveva collaborato al rinnovo dei laboratori del polo scolastico. L'azienda fornisce due ingegneri che a loro volta stanno seguendo altre due classi fino alla maturità. Ogni annualità è composta da 18 ore a scuola e una visita conclusiva in azienda. Il percorso si aggancia poi, dalla terza classe, all'alternanza scuola-lavoro. È un modello di collaborazione «lunga» completamente nuovo, sviluppato con l'aiuto di Confindustria, che cura il contatto con le scuole e la formazione didattica condivisa dei tecnici delle aziende. «L'idea generale – spiega Sara Pavesi del settore Education – è diffondere questa pratica, che ha lo slogan “Adotta una classe”, aumentando le aziende e le scuole che aderiscono, in modo da creare uno stile di territorio». I vantaggi per i ragazzi sono di completare gradualmente la formazione avendo a disposizione un duplice sguardo sulle cose, quello delle aziende insieme a quello della scuola. Il vantaggio per le aziende è di pescare l'embrione di qualche buona idea, veder crescere i futuri tecnici e poter scegliere i più promettenti.

Per Stefano Scaglia il sostegno ai corsi rappresenta «l'ultima tessera di un percorso per un istituto tecnico con un indirizzo dedicato alla meccatronica che gli imprenditori della hanno sostenuto e condiviso fin dall'inizio per avere in valle una scuola nuova e d'eccellenza, in linea con le richieste del territorio. Abbiamo condiviso l'idea con sindaci e Comunità montana, come parte del progetto , abbiamo dato attrezzature e laboratori e siamo partiti coi corsi, prima la Smi e poi noi. Ora si tratta di aggiungere un altro paio di aziende in modo da poter coprire con continuità tutti i corsi. L'aspetto più interessante è l'aver inventato un nuovo tipo di formazione e ci siamo riusciti grazie all'impegno dei nostri collaboratori, per noi sono gli ingegneri Marco Locatelli e Fabio Ceroni, ma soprattutto grazie al preside del Turoldo, Gualtiero Beolchi, e al corpo docente che condividono e supportano il progetto». «Al Turoldo – conferma il preside Beolchi – c'è una buona collaborazione didattica fra i docenti e questo ci ha permesso di raccordare l'esperienza scolastica con quella aziendale in un modo nuovo, che speriamo possa dare buoni frutti per il futuro dei nostri studenti».

Susanna Pesenti – L'Eco di Bergamo

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