san-matteoAlla Fiera di San Matteo ricette inedite, ma anche lezioni e degustazioni. Non è da tutti riuscire a far «scomodare» i grandi nomi della cucina e metterli ai fornelli con un compito preciso, quello di esaltare ed amplificare con una ricetta inedita la bontà del formaggio Branzi. E, in questo caso, in occasione della 5ª Fiera di San Matteo, ci si metteranno anche l'estro e l'impagabile fantasia di cinque famosi chef targati Bg: Chicco Coria, Enrico Cerea, Ezio Gritti, Fabrizio Ferrari e Paolo Frosio che, nell'elaborazione di una inedita ricetta, arricchiranno il palinsesto della kermesse «branzina» a metà tra il caseario, il culinario e lo zootecnico. Se l'impresa (dei cuochi) è stata possibile lo si deve all'intraprendenza e all'entusiasmo di Francesco Maroni, 28 anni, cui va ascritto il merito di avere dal 2005 rispolverato e ridato una «second life» alla Fiera di San Matteo, in pieno svolgimento a Branzi (fino a domani sera) in località Cagnoli.

Un rilancio fortemente voluto dall'associazione che il giovane Maroni presiede con una forza trascinante e che, di anno in anno, mette in cantiere una serie di iniziative davvero coraggiose. Come quella che ieri ha visto convergere gli operatori del settore caseario al workshop, simpaticamente chiamato «Dalle stelle alle stalle». Più variegata del bancone di una gelateria, la Fiera di San Matteo propone delizie ed attività per tutti i gusti; dai laboratori del gusto curati dalla chef Chicco Coria, ossia lezioni di cucina su come utilizzare al ingredienti semplici e genuini per realizzare piatti di sicuro effetto, alle degustazioni guidate dai Maestri Assaggiatori Onaf di formaggi bergamaschi ( Dop, Branzi, Stracchino di Vedeseta, Strachitunt, formaggi di capra orobica), dalle dimostrazioni di caseificazione del Formai de Mut alle casere aperte. Senza dimenticare l'attesissima nomination che, domani, vedrà l'assegnazione 'Oscar per il miglior Formai De Mut, premiazione che farà seguito al convegno «Montagna: il coraggio e l'orgoglio di mantenere l'identità».

Con un occhio di riguardo alla ospitalità diffusa, un fenomeno ricettivo che potrà rappresentare una risorsa operativa fondamentale per chi vorrà continuare a vivere in quota. In una parola: montagna è bello. Provate a chiederlo a Francesco.

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