San Pellegrino Terme – È stato l'hotel delle regine, delle star del cinema, dei premi nobel. I registri degli ospiti sono oggi cimeli da custodire fra gli scaffali delle biblioteche e raccontano storie di fasti e soggiorni illustri: la regina Margherita di Savoia, il nobel Eugenio Montale, i Romanov di Russia, Federico Fellini, Ugo Tognazzi fino agli anni Sessanta e ai nomi della Grande Inter di Herrera. Lusso, glorie che risalgono il secolo scorso dall'inaugurazione, nel 1904. Poi la chiusura nel 1978 e il declino: il Grand Hotel di San Pellegrino attende restauri costosissimi ed è l'ombra di se stesso. Ma il destino oggi è più incerto che mai: l'hotel è finito al centro di una matassa burocratica che agita i sonni di quanti siedono in Comune. Per le regole del risparmio imposte dallo Stato, si arriva al kafkiano: il Comune che con la Provincia (quote rispettivamente 95% e 5%) ha costituito una società per valorizzare il Grand Hotel deve dismettere le partecipazioni. Risultato: tutto in liquidazione. L'hotel comunale dovrà ripassare, dalle mani della società pubblica, direttamente in quelle del Comune. Costo zero? Proprio no. Il sindaco Vittorio Milesi non se ne fa una ragione: «Dovremo ricomprarci una cosa che è nostra».

Da San Pellegrino a Via . Dove anche il direttore generale Benedetto Passarello fa due conti ragionando su «una situazione che ha 'assurdo». «Peserà il lato fiscale – spiega -. Se le regole non verranno modificate si dovranno pagare imposte, fra cui l'Iva, per il trasferimento di un bene da un soggetto giuridico a un altro. Il Grand Hotel era stato pagato nel 2000 l'equivalente di 2,4 milioni di euro, l'operazione può arrivare a costare ora 400 mila euro. In tasse». E per di più per un passaggio burocratico. Milesi rilancia: «Non conosciamo ancora le cifre precise, ma su un Comune come il nostro, dove il bilancio va in pareggio sui 4,5 milioni, l'impatto si farà sentire». L'alternativa è vendere. «Ma noi – prosegue il sindaco – non intendevamo cedere il Grand Hotel, che è un patrimonio importante. Ora però abbiamo le mani legate, il futuro è incerto e si rende difficile una operazione già complicatissima». Intanto il gioiello è fatiscente. Recuperare l'albergo non è mai stato affare da pochi soldi: l'amministrazione comunale ha già speso 3 milioni per le facciate, ma almeno 40 milioni servirebbero per rimettere a nuovo i sette piani fatiscenti. Più di un progetto e stato sul piatto, con accordi di programma che hanno visto un collegamento (parziale) anche con le terme di Antonio Percassi. Strada in salita, e adesso la nuova doccia fredda: «O restiamo proprietari del Grand Hotel ma dobbiamo pagare un conto salato per il trasferimento, o lo vendiamo ma sembra sempre più difficile. Oppure – è l'amara constatazione – e questo forse è brutto da dire, iniziamo a pensare di regalarlo: se qualcuno si facesse avanti con la garanzia di valorizzarlo, ricreando posti di lavoro sul serio, questa strada la valuteremmo…».

Il pasticcio nasce per un presunto risparmio imposto dall'alto. Il principio sta in una norma varata nel 2007 e poi riassorbita nel decreto legge 78 del 2010: i Comuni sotto i 30 mila abitanti devono liquidare le loro società con bilanci in rosso. Eccoci quindi alla società Grand Hotel di San Pellegrino (particolare perché s'impernia su un immobile) che, uno: è partecipata da un Comune poco sotto i 5 mila abitanti; due: non fa utili. «L'unico periodo in cui ha messo a segno piccoli guadagni – spiega Milesi – è stato quando per le aste che si svolgevano nella parte agibile ci venivano versati canoni».

Il termine per la dismissione è passato da fine 2012 a metà 2013, ma in valle ormai hanno deciso: «Nel prossimo Consiglio comunale discuteremo la messa in liquidazione». Poi, dubbi e nebbia fitta. «Per affrontare le nuove spese, altro assurdo, dovremmo fare un mutuo che proprio lo Stato con i vincoli e i tagli ci impone di non fare», prosegue il sindaco. Lettere e carteggi con la Provincia. «Seguiamo il caso da vicino, per noi la spesa di trasferimento non sarebbe ingente, data la quota che possediamo. Ma – aggiunge Passarello – il problema per il Comune c'è eccome: sono e ostacoli a un recupero già difficile». Quindi: ri-pagare? Rinunciare al bene pubblico? Restare in attesa? Nel frattempo, questo è certo, l'hotel delle regine continuerà a perdere pezzi.

Anna Gandolfi – Il Corriere della Sera e Provincia

Le immagini della ristrutturazione del Grand Hotel di San Pellegrino Terme