Valle Brembana – Punti vincenti: vicinanza a Milano, natura ben conservata, gastronomia e prodotti tipici, prezzi abbordabili. Punti deboli: mancanza di un coordinamento tra operatori del settore, comuni e Pro loco, carenza di strutture per i giovani e gestione troppo dispersiva del mercato degli affitti delle seconde case. La del turismo estivo in Valle Brembana, a inizio stagione, è quella fatta da assessori e presidenti della Pro loco. Un turismo fatto soprattutto di seconde case, mirato soprattutto a famiglie e anziani, dove tranquillità, montagna e una serie infinita di feste sono gli ingredienti principali.

Su una cosa concordano gli intervistati: al di là di qualche collaborazione parziale tra settori della Valle, manca un coordinamento generale, qualcuno che tenga le redini della stagione, per quanto riguarda gli eventi, ma anche per la o la gestione unitaria delle strutture ricettive. Un tentativo che qualche anno fa avevano fatto le Pro loco, con la Consulta della valle, poi franato. Mentre oggi esiste il Consorzio turistico Valle Brembana, che riunisce albergatori e ristoratori ma, – dicono gli operatori – è in situazione, per così dire, di «stand by». «C'è ancora troppo campanilismo – dice l'assessore al Turismo di San Pellegrino Fabio Sonzogni –. Magari ci si siede insieme attorno a un tavolo, ma poi, ognuno fa da sé». «Il coordinamento manca – aggiunge Alvaro Ravasio, presidente 'Ecomuseo Val –. Servirebbe un ufficio unico, anche solo per coordinare gli eventi ed evitare doppioni o sovrapposizione delle manifestazioni più importanti». «La mancanza di coordinamento – dice Gaetano Bonetti, albergatore e presidente dell'ufficio turistico di Piazzatorre – è la conseguenza di una carente cultura turistica che per anni ha caratterizzato la nostra valle.

Il turismo per molto tempo non è mai stato visto come risorsa economica principale e quindi non si è mai pensato a una struttura unica di riferimento. E anche i consorzi, come quello della Valle dell'Olmo, nati e poi sciolti, sono sempre difficili da ricostituire». Altro capitolo: le seconde case, migliaia. Ma per la maggior parte vuote buona parte dell'anno. «Vengono lasciate chiuse – dice Renza Piccamiglio, della Pro loco di Santa Brigida – o le affittano solo per lunghi periodi mentre oggi la gente cerca soggiorni brevi». «Ma forse qualcosa sta cambiando – aggiunge Ravasio – perché le nuove generazioni, forse con una mentalità più turistica, sono disponibili anche a concedere brevi affitti. E poi c'è la soluzione dell'albergo diffuso, modalità di gestione che potrebbe rivelarsi vincente».

Ciò che manca, invece, è la gestione unitaria delle richieste: «Purtroppo si va in ordine sparso – dice Bonetti – e il turista che in valle non ha un punto di riferimento. Servirebbe un ufficio che raccolga tutte le disponibilità e quindi le prenotazioni, magari anche online». E la cultura dell'accoglienza? «Al di là di quanto molti sostengono – dice il vicesindaco di e assessore al Turismo della Comunità montana Giovanni Fattori – secondo me non ci manca. Quello in cui siamo forse carenti è la conoscenza delle lingue, e qui, un po' di formazione sarebbe importante, anche in prospettiva futura».

Anzi, c'è chi fa un passo avanti. «Forse – spiega Ravasio – è venuto il momento di lasciare spazio a loro, di coinvolgerli anche nell'organizzazione degli eventi». Le strutture per i giovani? Qualcosa c'è, ma d'altronde il villeggiante tipo resta la famiglia milanese, magari con qualche anziano. «Siamo il polmone di Milano – dice Bonetti – quindi l'obiettivo, finché non avremo strutture adeguate per i giovani, resteranno anziani e famiglie». «Chi viene da noi non cerca un certo tipo di divertimento e non siamo neppure in grado di offrirlo – aggiunge Ravasio –. Non dobbiamo puntare su quello ma puntare su ciò che già abbiamo: valorizzare le nostre tradizioni, i prodotti della terra, la cultura. Un turismo attento alle peculiarità e alla semplicità, senza cercare cose ingannevoli».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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