– C'è un settore 'agroalimentare italiano nel quale Bergamo ricopre un ruolo da protagonista: quello caseario. Ed è un primato che, potendo contare su una lunghissima tradizione e molte piccole ed eccellenti produzioni, va anche oltre il record dei formaggi a Dop che possono essere prodotti sul territorio (ben 8, che potrebbero diventare 9 con lo Strachitunt) ed il pur significativo 4%, che rappresenta la fetta bergamasca della «torta» nazionale, con un giro d'affari di 700 milioni di euro. Al fine di ribadirlo facendo il punto della situazione, «Promozione del Territorio», associazione fondata nel 2009 da Camera di Commercio, Ascom, Confindustria, Promoberg e Bergamo Fiera Nuova (dal 2011 vede tra i soci sostenitori anche il Comune Provincia), ha organizzato ieri in Fiera il convegno «Formaggio Italiano: il sapore del territorio incontra la qualità e vince nel mercato». Sul tema si sono confrontati in due sessioni distinte ma unite in alcune parole chiave ricorrenti – qualità, autenticità, identità, rispetto – il mondo della produzione e quello della cultura.

Due mondi che si intrecciano perché gli artigiani sono i massimi esponenti della cultura del saper fare, come hanno sottolineato sia Carlo Spinetti, presidente di Promozione del Territorio che Guido Venturini direttore generale di Confindustria Bergamo, che hanno moderato un dibattito che ha preso il via con l'intervento di Antonio Auricchio di Assolatte. «Se siamo in crescita nell'export è perché disponiamo di una grande varietà di formaggi e su questo bisogna far leva per affrontare le sfide future», ha ricordato.

Poi sono intervenuti i produttori orobici in rappresentanza di realtà produttive diversificate: Massimo Taddei di Fornovo, conosciuto soprattutto per il ; Guido Zanetti che segue la produzione del Grana Padano (800 forme al giorno) nei vari caseifici del gruppo che ha la sede a Lallio; Francesco Maroni della Latteria Sociale di Branzi che detiene il marchio Ftb (il suo l'intervento più appassionato). Il mattatore della seconda parte è stato Massimo Montanari, il più conosciuto tra gli studiosi di storia e cultura dell'alimentazione italiana (docente all'Università di Bologna). La sua dotta relazione ha ripercorso le tappe che hanno rivoluzionato il ruolo del formaggio sulla tavola, da piatto povero a protagonista di sedute gastronomiche di alto livello, portando a termine in tal modo la valorizzazione della cultura contadina capace di invenzioni straordinarie.

Elio Ghisalberti – L'Eco di Bergamo