Oltre il Colle – Ora non resta che attenderne la crescita e come un figlio, curarla, amarla, se necessario potarla dei rami ribelli che andranno dove vorranno. Poco alla volta i legni piantati – lo scheletro già morto – si consumeranno, lasciando il posto agli alberi vivi, all'opera d'arte naturale, esempio unico in Lombardia. Dai suoi 21 metri di altezza la «cattedrale vegetale» domina la grande Conca di Oltre il Colle: cinque navate e 42 colonne costituite da 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno, seimila metri quadrati di rami di nocciolo e 42 piante di faggio che dovranno crescere, uniti da legno flessibile, picchetti, chiodi e corde secondo l'antica arte dell'intreccio.

La forma è quella di una cattedrale, ideata dall'artista lodigiano Giuliano Mauri, scomparso nel 2009. Ieri mattina, in una giornata dove solo per pochi minuti il sole ha fatto capolino, l'inaugurazione dell'opera, ai 1.345 metri di altitudine della località Grumello, a lato della che sale da Zambla Alta al monte Arera. Voluta dal nell'Anno internazionale della biodiversità e nell'ambito del più ampio progetto di valorizzazione del monte Arera, dai comuni di Oltre il Colle, Ardesio e Roncobello (sui territori dei quali sorge l'Arera), la cattedrale è stata realizzata in cinque mesi dal Consorzio forestale dell'Alto Serio di Gromo e curata, nella direzione artistica, da Paola Tognon di Bergamo. Proprio a lei è toccato illustrare le caratteristiche dell'opera d'arte e tracciare un ritratto di Giuliano Mauri, l'artista internazionale di land art, autore della cattedrale.

«La scelta di Giuliano – ha detto Tognon – è stata quella di orientare la cattedrale sul percorso del sole e non verso chi arriva sul sito, negando una visione immediata e “televisiva”, per chiedere al viandante e al visitatore di entrare gradualmente in contatto con il suo spazio. Al figlio Roberto e a una squadra di abili carpentieri si deve il complesso lavoro di cantiere durato quasi cinque mesi. Ora i faggi cresceranno all'interno delle colonne: il loro sviluppo segnerà, in circa vent'anni, la contemporanea trasformazione e perdita della struttura lignea originaria, lasciando così che la natura prenda il sopravvento sul gesto artistico, di cui resterà solo memoria formale».

«I nostri figli – ha continuato Tognon – vedranno così un'altra cattedrale perché questa è un'opera che ha il tempo della natura, il respiro dell'artista che l'ha progettata e di tutti quelli che la proteggeranno, la useranno, la ameranno». Da Franco Grassi, invece, è arrivato una sorta di appello alla comunità locale: «Poco alla volta le piante cresceranno – ha detto – e la cattedrale dovrà essere amata e curata». Perché, come nelle intenzioni dell'ideatore, possa continuare a essere teatro naturale per eventi, luogo di sosta solitaria o di aggregazione per momenti formativi ed educativi.

Quindi Grassi ha voluto sottolineare «l'orgoglio bergamasco che nasce dalla cattedrale. Perché quest'opera d'arte ricorda la nostra antica tradizione dei roccoli, esempio straordinario di architettura vegetale. E allora i bergamaschi saranno ricordati non solo per coloro che mangiano e ma per coloro che sono capaci anche di queste grandi bellezze».

Tanti gli amministratori locali e le autorità civili e religiose presenti, dal sindaco di Oltre il Colle Rosanna Manenti ai colleghi di Ardesio Giorgio Fornoni e di Roncobello Andrea Milesi, che hanno ringraziato gli autori del progetto. Quindi il vescovo ausiliare emerito di Bergamo Lino Belotti e monsignor Maurizio Gervasoni, vicepresidente della Fondazione della Comunità bergamasca, che ha contribuito alla realizzazione della cattedrale.

Tra gli altri anche i consiglieri regionali Giosuè Frosio (che, scherzando e per spirito «padano», ha detto di preferire il nome «cattedrale verde» anziché «vegetale») e Carlo Saffioti, il presidente della Alberto Mazzoleni, i carabinieri della stazione di , e poi diversi gruppi di Guardie ecologiche volontarie, a cui è stato dato il compito di lasciare sul «pavimento» una pietra con inciso il proprio nome. «I sassi, poco alla volta, – ha continuato Grassi – saranno sommersi dalla terra e dall'erba e andranno a irrobustire le radici. A significare anche che ciò che sta sopra dipende anche da quanto è nascosto sotto».
Prima della benedizione le parole anche di monsignor Gervasoni che ha espresso «gratitudine e soddisfazione per un'opera nella quale la Fondazione della Comunità bergamasca ha da subito creduto». E poi di monsignor Lino Belotti: «Ogni persona rispetti il dovere gravissimo di salvaguardare il creato per consegnarlo alle nuove generazioni, affinché possano custodirlo e coltivarlo, per costruire la pace».

Nel luogo ora destinato alla natura, all'arte e allo spirito sembra che l'elettronica e la modernità non abbiano posto visto che l'altoparlante che diffonde i discorsi cessa di funzionare. E a conclusione dell'inaugurazione resta solo la musica degli ottoni del conservatorio di Bergamo, all'ingresso della navata principale. La giusta arte per la «cattedrale vegetale».

Giovanni Ghisalberti – l'Eco di Bergamo

Le immagini dell'Inaugurazione della Cattedrale Vegetale sull'Arera

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