ferro-battuto1Algua – Un mestiere, ma anche un'arte. Tanto da meritare un Campionato del mondo. Nel quale, a inizio settembre, si è cimentato pure Michele Carminati, 37 anni, di , unico su 130 concorrenti arrivati da venti Paesi di tutto il mondo. Il titolo individuale di forgiatura è andato a un artigiano catanese, quello di squadra all'Austria. Ma l'aver partecipato rende già onore al nostro fabbro, uno dei pochissimi – forse si contano sulle dita di una mano – che nella Bergamasca proseguono questo antichissimo mestiere ancora secondo canoni tradizionali. Ovvero con la forgiatura a mano. Rifiutando categoricamente la produzione industriale in serie, dove la concorrenza della Cina e 'Est Europa ha abbassato drasticamente prezzi ma anche qualità.

Nella sfida in Toscana
– era la sesta edizione del campionato disputatasi nell'ambito della Biennale d'arte fabbrile – Carminati ha ricavato una bandiera da un pezzo di lamiera in ferro. Tre ore di tempo, con il supporto di un aiutante, per lui il cugino Valentino Carminati di che poteva solo tenere il pezzo e battere la mazza. Tema della gara la «plasticità», ovvero la capacità di creare il movimento nella materia. Il podio finale è sfuggito (dopo i primi tre non c'è classifica) ma per lui basta già aver concorso a fianco dei maestri mondiali di quest'arte. Un'arte che Carminati, erede di una tradizione familiare, è fermamente intenzionato a portare avanti. Ha imparato il mestiere nel laboratorio dello zio Giambattista, a Zogno, fondatore dell'Artigianfer, la piccola azienda che dal 1998 Michele ha trasferito a Rosolo di Algua (www.artigianfercarminati. it). Nel laboratorio, accanto alla provinciale della Val , realizza rigorosamente a mano e su misura cancelli, inferriate, ringhiere, porte, portoni, complementi d'arredi, come specchi, cornici, tavoli, sedie, panchine, lampade, tutti in ferro.

Dall'abilità delle sue mani escono pezzi sempre unici, eventualmente simili, ma mai uguali. Perché la parola d'ordine è evitare l'omologazione, la serie standard. Eppure anche Michele era partito da lì. «Avevo iniziato come ormai oggi tutti fanno: ovvero assemblando pezzi già pronti, per il 90% provenienti da Cina ed Europa dell'Est. Così quello che si produce è sempre uguale. Ma in questo modo la concorrenza è spietata e i prezzi si abbassano continuamente. La quantità a discapito della qualità, dell'originalità». Quelle che, invece, Carminati vuole mantenere. Così dalla produzione standard torna alla tradizione, alla forgiatura manuale di ogni singolo ferro. La Regione: artigiano eccellente E inizia a formarsi dai migliori maestri d'arte fabbrile del mondo, nei corsi di Bienno (Brescia) e proprio a Stia. Due anni fa la Regione lo ha insignito del titolo di «Artigiano eccellente» mentre dalla è arrivato il marchio di «Prodotto tipico della » per lo studio accurato e la riproduzione di alcune storiche inferriate del territorio.

I pezzi di cui più va orgoglioso?
Una maxicornice in ferro per uno specchio di due metri e un metro e dieci centimetri,
del peso di 64 chili, e poi un cancello per una villa di Ginevra. «Il lavoro manuale rappresenta il valore aggiunto delle mie opere – dice –. Ormai solo così è possibile continuare a fare questo mestiere antichissimo. Diversamente si rischia di soccombere, perché ormai tutti producono in serie». E finora la scelta di stile s'è dimostrata vincente.

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Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo