Ornica – L'albergo diffuso di Ornica come esempio internazionale per rilanciare l'occupazione in alta . La piccola cooperativa gestita dalle «Donne di montagna» insegna: un team di esperti a livello internazionale, in particolare francesi, spagnoli, norvegesi e svedesi, sono stati a lezione, nel piccolo paese 'alta Valle . È una delle «best pratice» per dirla all'inglese, ovvero migliori azioni che la Valle Brembana ha, una potenzialità a cui altri paesi guardano con interesse per creare occupazione nelle aree montane. «La Valle Brembana ha ancora da imparare, ma possiede esempi imprenditoriali di successo, come l'albergo diffuso di Ornica – spiega Enrico Sonzogni, assessore alle Politiche per la montagna della Comunità montana –. Gli studiosi riuniti a San Pellegrino per il progetto Padima hanno dimostrato notevole attenzione all'esperienza di Ornica».

Scambi di esperienze
Il team internazionale di ricercatori si è riunito ieri a San Pellegrino all'interno del progetto Padima, un programma di scambio di esperienze e buone pratiche per contrastare lo spopolamento nelle aree montane. Otto partner pubblici provenienti da cinque nazionalità diverse hanno collaborato dal 2010 per elaborare strategie in grado di attrarre nuovi abitanti nelle aree montane. Il costante saldo demografico negativo della Valle Brembana non è un caso raro: realtà analoghe si ritrovano in Francia o Spagna, ma anche in nazioni in cui il tasso di ricchezza è elevato, come i Paesi scandinavi, anche loro alle prese con il costante calo di abitanti nei paesi di montagna.

Azioni di marketing
«Il progetto, finanziato dall'unione europea –aggiunge Massimo Bardea, referente di Ersaf –, ha avuto una durata triennale, abbiamo prima analizzato la situazione vallare, quindi l'analisi dello stato di fatto e la proposta di soluzioni atte a rilanciare occupazione e residenti». Fra i risultati di questo studio si è evidenziata la necessità di investire sull'innovazione e la diversificazione nei settori economici più tradizionali già presenti sul territorio, promuovere la diffusione dei servizi tecnologici e delle telecomunicazioni, potenziare la formazione dell'imprenditoria locale e incrementare l'imprenditoria femminile, anche tramite l'aggregazione fra donne per favorire la nascita di offerte di lavoro flessibili. «È fondamentale – prosegue Bardea – un'azione di marketing anche degli stessi residenti delle aree montane. Chi vive in valle, prima di sapere accogliere il turista deve sapere della bellezza e del pregio dei luoghi in cui vive, delle sue attrattive naturali e culturali. Manca questa consapevolezza».

Affitti bassi e un museo
«Il passo successivo è la trasformazione delle attuali aziende in chiave turistico-ricettiva – aggiunge Bandea –, ad esempio chi partendo dall'azienda agricola ha realizzato un agriturismo». Al convegno internazionale all' Bigio, diverse le testimonianze portate dai Paesi europei. Dice Laura Gascon Herrero, responsabile del progetto: «In Spagna, nella provincia di Teruel, abbiamo costituito un'associazione che coinvolge piccoli comuni montani ed enti privati, quindi una pagina web dove si trovano case in affitto a basso costo (200 euro mensili, ndr) abbinate a un posto di lavoro. Le abitazioni vengono cedute a famiglie preferibilmente con bambini, questo permette di mantenere un saldo demografico positivo e servizi alla cittadinanza. Altri casi in Francia, nei pressi di Lione, realizzando un museo gestito da sole donne, centrato sulla figura della pecora e l'utilizzo della lana. Vengono poi creati manufatti e venduti. In questo modo s'è creato un indotto notevole che mantiene in vita piccole comunità».

«Risultati deludenti»
A dare una lettura del territorio attuale brembano, Tarcisio Bottani, presidente del culturale: «Dagli anni del dopoguerra ad oggi, nonostante si siano fatti notevoli sforzi, con investimenti per mantenere la popolazione in montagna, i risultati sono stati deludenti. Si è fatto parecchio lavoro – precisa Bottani –, ma lo spopolamento è sotto gli occhi di tutti». «Numeri alla mano – conclude Bottani –, , paese in cui è stato realizzato un ecomuseo, museo civico, sciistici e sportivi, la popolazione è passata dai 760 abitanti del 1951 ai 290 di oggi». I risultati del progetto Padima, quindi le linee guida individuate per frenare la decrescita demografica, saranno distribuiti a tutti i comuni: studi e idee su cui basare le azioni del futuro.

Massimo Pesenti – L'Eco di Bergamo