Piazza Brembana – Lo sviluppo del turismo e dell'agricoltura fermerà il fenomeno dello spopolamento dell'alta . A dirlo sono gli abitanti che hanno partecipato a un'indagine che stasera, alle 21, sarà presentata nel salone polivalente di . Frutto di un corposo lavoro di ricerca, l'indagine era il cuore della tesi di laurea «Le terre alte tra conservazione e valorizzazione. Il caso dell'alta Valle Brembana occidentale » di Eleonora Arizzi, insegnante e collaboratrice del nostro giornale, alla facoltà di lettere dell'Università degli studi di . «Nella precedente laurea in scienze dell'editoria avevo realizzato un'indagine per verificare la comprensione e l'utilizzo del dialetto tra i giovani del mio paese – dice la 29enne di Lenna – e l'obiettivo era di fare una tesi che mettesse di nuovo sotto i riflettori il territorio in cui vivo». L'indagine analizza la percezione della qualità della vita in montagna e per raccogliere le informazioni è stato creato un questionario ad hoc, sia in formato cartaceo sia compilabile via web, al quale hanno aderito 430 persone sul bacino del ramo ovest dell'alta valle Brembana.

«È una cifra elevata considerato che, per motivi di omogeneità del territorio, ho analizzato solo la parte dell'alta Valle da Piazza Brembana verso la valle dell'Olmo (Averara, Cassiglio, , Mezzoldo, Olmo, , Piazza Brembana, Piazzatorre, Piazzolo, Santa Brigida, , per circa 4.000 abitanti)», spiega Arizzi. Nello studio sono stati analizzati i vari aspetti che compongono il vivere in montagna. Il 66% degli intervistati vive da sempre nel territorio, mentre la restante parte è nativa ed è ritornata o è immigrata. «È significativa la presenza del cosiddetto “montanaro per scelta”, cioè di colui che per stile di vita decide di tornare o trasferirsi a vivere in montagna – prosegue la neolaureata –. Nella tesi ho inserito una provocazione di Enrico Camanni che mi sta a cuore: si è montanari per nascita o per vocazione?».

Nel capitolo sul lavoro, tra i vari quesiti, era richiesto l'ordine di importanza di sei settori lavorativi che permetteranno di continuare a vivere in montagna: in pole position ci sono turismo e agricoltura, seguono , edilizia, industria e tecnologia. «È una scelta un po' anomala quella di dare poca importanza alla tecnologia – sottolinea Arizzi –, se si considera che studi nel settore hanno evidenziato come l'innovazione tecnologica stia creando nuove opportunità economiche e occupazionali. Il montanaro non è più lo stereotipo della persona isolata dalla società, ma diventa uno stile di vita di colui che sceglie di vivere sì in mezzo alla natura ma in continua ed efficace connessione col mondo».

Pieni voti hanno poi ricevuto il servizio offerto dalle scuole dell'infanzia, primarie e medie della zona, mentre il 77% degli intervistati considera che le scuole superiori sul territorio non soddisfino le loro aspettative per motivi di trasporto e lontananza. Una parte della tesi era infine dedicata alla coesione sociale ed è richiesta una considerazione della comunità: solo Cassiglio ha la percezione di una comunità molto unita. La tesi è stata coordinata dai docenti Fulvio Adobati e Renato Ferlinghetti, del centro di ricerca «Lelio Pagani» dell'Università di Bergamo, i quali interverranno alla serata in programma a Piazza Brembana.

L'Eco di Bergamo

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