Ciòto e la clandestina, lasciato il giorno del sì
Senza categoria Articolo letto da 328 utenti - Pubblicato il 26 Agosto 2013Valtaleggio – Le fedi nuziali sono ancora parcheggiate nel cassetto del comò, l'abito da cerimonia – acquistato per l'occasione – pende intonso nell'armadio. Ciòto, il promesso sposo, adesso è in canottiera e ciabatte qui, fuori da questo rustico di una remota contrada della valtaleggio, in compagnia del suo smarrimento. Doveva sposarsi il 15 giugno con una nigeriana, ma questo matrimonio per il momento non s'ha da fare. Lei all'ultimo ha dato buca: temeva che alla cerimonia si presentassero pure i carabinieri e così in municipio non s'è fatta vedere.
Una differenza di 42 anni Il suo permesso di soggiorno non è più rinnovabile per via della condanna a due anni per una storia di favoreggiamento della prostituzione. I maligni sospettano che la donna sia a caccia del documento per restare in Italia e che una delle scorciatoie per arrivarci siano le nozze. Ciòto ha 77 anni, lei 35: non che la differenza di età sia un ostacolo alla passione, ma in questa tormentata vicenda d'amore e di visti resta un indizio pesante. Lui è il classico pöt, o zio barba, come da queste parti vengono definiti gli scapoli di lungo corso, ma tutt'altro che misogino, anzi assai sensibile al fascino femminile. È uno di quelli che se al bar del paese arriva una nuova cameriera, lui fa presenza fissa al bancone; uno di quelli che ancora adesso non lesina complimenti alle spùse, alle donne, incontrate per strada. Non ha l'auto (dettaglio, come si vedrà, determinante in questa storia), ha trascorso l'esistenza a faticare tra stalle e pascoli e, dice, se non s'è mai sposato finora, «è perché non ho trovato nulla di interessante». Lei è bella, ha uno squallido passato di marciapiedi e stava tentando di rifarsi una vita: ma senza documenti in regola è dura.
Dal 1° agosto è al Cie (centro di identificazione ed espulsione) di Torino, perché gli agenti dell'Ufficio stranieri della questura di bergamo sono riusciti a rintracciarla lo stesso. Rischia il rimpatrio, ma ha fatto ricorso e ora il suo destino italiano è appeso alla promessa di matrimonio piovuta dalla Valtaleggio. «C'è una sentenza della Cassazione del 29 luglio scorso, secondo cui non può essere espulso chi è in attesa di sposarsi», osserva l'avvocato che l'assiste, Davide Ceruti. La «scintilla» sul bus Il «colpo di fulmine» tre anni fa «sulla corriera», come ricorda Ciòto: «Lei stava andando a zogno, io proseguivo per la Valtaleggio. Poi ci siamo rivisti per caso a Bergamo. Lei mi diceva che era in cerca di lavoro, io le ho proposto di venire qui da me che avrebbe trovato un posto nei caseifici. Lei ogni tanto veniva a trovarmi. Poi due anni fa mi ha chiesto di sposarla. Io non ci pensavo, ma è stata lei a domandarmelo. Le ho detto più volte quanti anni ho, ma a lei andava bene così».
E la sua risposta, Ciòto, qual è stata? «Pòta, cosa vuoi che le dicessi? A me piaceva. Penso che ci piacevamo l'un l'altro», confida. È così che il pensionato avvia le pratiche per le pubblicazioni di matrimonio; ma c'è sempre qualche documento di lei che manca (anche se il permesso di soggiorno non è necessario) e la faccenda si protrae per più di un anno. «Gli uffici comunali hanno l'obbligo di segnalare le posizioni irregolari alla questura – spiega il sindaco di taleggio, alberto mazzoleni -. Inoltre, si adoperano per essere sicuri che poi il matrimonio abbia un seguito. Poi, è chiaro che chi vuol sposarsi si sposa. Ma in situazioni come queste c'è un evidente vulnus normativo: non esiste altro posto al mondo in cui uno che non è in regola possa sposarsi. Ma tant'è». In paese qualcuno storce il naso, i parenti non digeriscono, i carabinieri più volte bussano alla porta del 77enne chiedendo informazioni sulla «morosa». Ciòto, però, tira dritto e alla fine ottiene la data per le nozze. Compra le fedi, il vestito con la cravatta per lui e quello da sposa per lei, fa imbiancare le stanze del rustico, prenota il rinfresco – per pochi intimi – in un ristorante della zona. Il conto alla rovescia È tutto pronto, c'è solo da contare i giorni da lì a sabato 15 giugno.
Ma la nigeriana sente odoliziotti e carabinieri la blocchino – come è già accaduto in passato ad altri clandestini – sulla soglia del municipio. «Doveva venire a stare con me il giovedì – racconta l'uomo -, ma non s'è vista. Le telefono, mi risponde che ha perso il pullman perché ha fatto tardi dal parrucchiere. Il giorno dopo non arriva e mi dice una stupidata non credibile: e cioè che una mia parente ha parlato male di lei in questura. Alla fine ho capito che non sarebbe venuta nemmeno il sabato. Così, ho chiamato in Comune e ho avvisato che non saremmo andati. L'impiegata si è un po' arrabbiata perché avevano già messo i fiori nella sala consiliare».
La (a questo punto) ipotetica moglie ricompare una settimana dopo. «Le avevo telefonato chiedendole di venire almeno a prendersi la roba che aveva lasciato a casa mia – racconta il 77enne -. L'ho accompagnata alla corriera e da allora non l'ho più rivista. È su a Torino. Ci sarà speranza che esca da lì? Ci sentiamo per telefono. Lei continua a dirmi che mi ama, ma non so se crederle. Di soldi ne ho spesi tanti per lei, io che prendo 500 euro al mese di pensione: una volta l'affitto della casa a Bergamo, l'altra volta le pratiche per il passaporto. Ma per amore si fa questo e altro». Ciòto, e se lei tornasse? «Ma sì, io la sposerei ancora. Era tutto pronto. Se no con le fedi cosa ci faccio?».
Stefano Serpellini – L'Eco di Bergamo
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