Mulino di Baresi: Il mais dalla semina alla polenta

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Già nellʼanno scolastico 2008 / 09 il progetto “Il mais: dalla semina alla polenta” proposto dallʼAssociazione Maurizio Gervasoni era stato accolto da diversi insegnanti dellʼIstituto Comprensivo di Valnegra ed era iniziato un lavoro che si è completato in due anni, sviluppando una varietà di approfondimenti e utilizzando linguaggi e metodologie diverse, attorno al tema del granoturco. Sabato 5 giugno 2010 è stata preparata “una festa al mulino come conclusione di un viaggio tra le esperienze e i ricordi di ieri e i progetti per il futuro, attribuendo continuità e valore di senso al cibo, dal sapore antico, lavorato con fatica e sapienza contadina”.

Con un programma ricco di attività – rappresentazioni, mostre, laboratori – i lavori sono stati proposti alle persone presenti, ai genitori degli alunni, ad esperti, alle autorità intervenute. Gli alunni della Scuola Secondaria hanno svolto soprattutto un lavoro di ricerca scientifica – “Una ricerca iniziata 7000 anni fa” sviluppando temi come “Origine e diffusione del mais”, “Mais geneticamente modificato”, “Il mais e il suo dio dai molti nomi”- ma hanno anche ricercato detti, proverbi, storie e hanno prodotto leggende e testi poetici.

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Gerolamo Calvi e l’organo Bossi di Piazzolo

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Il recente ritrovamento del ritratto e di varia documentazione inedita su Gerolamo o Girolamo Calvi, conservati nella sua casa a Piazza Brembana, ora proprietà Bagini, è motivo per riproporre la figura di questo interessante personaggio, ancora troppo poco conosciuto, meritevole di studi ancora più approfonditi. Nel 2000 Pier Angelo Pelucchi nel pubblicare l’opera di Girolamo Calvi “Di Giovanni Simone Mayr”, delinea anche la figura dell’autore definito a ragione: ‘di personalità poliedrica: dottore in legge, musicista, scrittore, giornalista, filosofo, umorista, patriota’. Nella sua breve esistenza (1801-1848) ebbe modo di conquistarsi la stima dell’ambiente intellettuale dell’epoca, associando ad un’intensa vita culturale una brillante carriera quale funzionario del Governo del Lombardo-Veneto.

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Un inedito “selvatico” bergamasco

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Il mito dell’uomo selvatico, quale ci è tramandato dalla cultura agropastorale del mondo alpino, ben rappresentato in area brembana e valtellinese, si arricchisce di una nuova figura enigmatica. Non si tratta di un essere controverso che vive nei boschi, ai margini della società, con caratteristiche talvolta demoniache, signore degli animali, amico degli spiriti dei boschi, come ce lo rappresentano gli affreschi di Oneta o di Sacco: egli ci sorprende dal palcoscenico di un piccolo teatro dismesso, in una veste inusuale per l’iconografia corrente. Il piccolo teatro in questione è ubicato nella cripta della parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, di via Porta Dipinta a Bergamo, ricostruita nel 1828 su progetto dell’arch. Ferdinando Crivelli. Il Crivelli incluse nel suo progetto una grande cripta, posta presumibilmente al livello dell’antica Basilica Cimiteriale, risalente, pare, al V secolo “situata sotto il muro della città”. La sopraelevazione della nuova chiesa in corrispondenza dell’attuale livello stradale, ha praticamente consentito la sopravvivenza della cripta
sottostante trasformata dal Prevosto negli anni 50 in teatro.

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Carlo Ceresa, il “gran lombardo”

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Un saggio di Davide Bonfatti indaga nella produzione del pittore bergamasco del Seicento. Francesco Frangi: nelle sue rappresentazioni dei Santi si scoprono attitudini eleganti, meditate. A dispetto dei paradossi circolanti, non a caso, sull’argomento (Camilla Baresani scrive di sfide «a chi apre per ultimo il libro da presentare», «obbligatorio non averlo letto»), con tanto di apposita bibliografia (Pierre Bayard, Come parlare di un libro senza averlo mai letto), la presentazione di un libro può ancora essere cosa bella e seria.

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