Da venerdì il negozio «Salvi bike store» ha incassato 124 mila euro: «Sono arrivate soprattutto donne e famiglie. È il successo della ciclovia». Incentivi statali: con 209 acquisti è al quarto posto nazionale tra i Comuni più piccoli. Davanti anche a Pavia e Mantova. Zogno – Da «Salvi bike store», il negozio di biciclette che dal 1942 apre nella centrale via Mazzini a , ieri sembrava un normalissimo giorno di lavoro: i fratelli Giuliano e Franco Salvi, come sempre erano alle prese con cambi, catene e forcelle.

Eppure, un motivo per festeggiare c'era, eccome, anche se i due titolari sembravano non darlo a vedere. In soli quattro giorni, da venerdì scorso, il negozio ha venduto 209 biciclette per un valore di circa 124 mila euro. Un boom che ogni rivenditore sogna. E grazie a loro – e naturalmente agli affezionati clienti – Zogno è diventato il quarto paese d'Italia (con popolazione sotto i 20 mila abitanti) nella speciale classifica del ministero 'Ambiente per numero di biciclette vendute con gli incentivi statali: il contributo massimo poteva arrivare fino a 200 euro (il 30% del costo) per le bici normali e a 450 euro per quelle elettriche (i fondi statali, subito esauriti, erano di 7,7 milioni).

E il negozio di Zogno è stato letteralmente preso d'assalto: «Già a maggio, con il primo bando per gli incentivi del ministero dell'Ambiente – spiegano i titolari – avevamo venduto 170 bici in una ventina di giorni. Ora è stato un vero e proprio boom: i clienti, di Zogno ma anche qualcuno della e fuori, venivano già preparati, col modulo del ministero da compilare. Un successo sicuramente dovuto alla presenza della pista ciclabile che ha riavvicinato centinaia di famiglie alla bicicletta. Abbiamo venduto tantissime bici da donna e da passeggio, poche per agonismo. È sicuramente la riscoperta della bicicletta come mezzo di trasporto per andare a fare la spesa o per brevi gite. Ci sono state intere famiglie che hanno approfittato degli incentivi, acquistando tre o quattro bici».

Zogno piccola capitale della bicicletta, quindi; e non poteva essere diversamente per un paese che ha dato i natali a un vincitore del Giro d'Italia, il «Tone» Pesenti nel 1932, che per alcuni anni ha ospitato e confina con , patria di Gimondi. Il capoluogo brembano, nelle statistiche del ministero dell'Ambiente, tra i paesi sotto i 20 mila abitanti, è dietro solo a Nibionno (Lecco) dove sono state vendute 229 bici, a Peschiera (Verona) con 225 e Albignasego (Padova) con 213.

Per avere un'idea dei numeri, il negozio di Zogno, nella nostra provincia, è stato superato solo dai rivenditori di città, con 321 bici, davanti però a Treviglio (204), (114), Torre Boldone (100) e Almè (81). E davanti persino a città come Pavia, Como, Mantova o Reggio Calabria, «È una soddisfazione vedere come a Zogno stia sempre più crescendo una nuova cultura della bicicletta, con benefici alla salute e all'ambiente – spiega l'assessore all'Ecologia Massimo Pesenti –. Spesso pure io, da , dove abito, raggiungo il municipio in bici. Oltre che divertirmi, voglio sensibilizzare la comunità, mostrando che non è affatto impossibile spostarsi in bici. E anche alcuni dipendenti comunali raggiungono il posto di lavoro in bici. Il Comune ha illuminato il proprio tratto di ciclovia e d'estate ha provveduto a mantenere pulito il tracciato con fondi propri. Infine, ad agosto, alla nostra biciclettata, hanno partecipato 300 persone. E sicuramente continueremo a sensibilizzare la popolazione su questo tema, in collaborazione con le società sportive e i commercianti».

«La cultura della bici sta tornando – continuano i fratelli Salvi –. Fino a qualche anno fa in paese erano pochissime le persone che usavano le due ruote, ora ci sono mamme che fanno la spesa o gente che va al lavoro in bici. Occorre, però, che anche le amministrazioni pubbliche abbiano un'attenzione particolare: servono corsie preferenziali nei centri storici e i collegamenti con la ciclovia. Bisognerebbe prendere esempio dai Paesi del Nord Europa». La Valle Brembana pedala da sempre: ora serve che anche i Comuni salgano sulle due ruote.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo