Oltre il Colle – Il monte Arera luogo straordinario di biodiversità, luogo dove si possono osservare fiori e farfalle uniche al mondo. La «cattedrale verde» inaugurata dal Parco delle a Oltre il Colle, si inserisce nel più ampio progetto di valorizzazione dell'Arera. E proprio ieri, con il supporto del museo naturale di Scienze naturali Caffi di e il suo direttore Marco Valle, è stato inaugurato il « delle farfalle», itinerario di circa sei chilometri che parte da Mezzeno di Roncobello e arriva a Valcanale di Ardesio, incontrandosi col più noto «» dedicato a Claudio Brissoni, proveniente dal rifugio «Capanna 2000».

Sul monte Arera si possono incontrare almeno un centinaio di farfalle diurne, numero che sale a 300 o forse più se consideriamo quelle che, invece, si fanno notare solo con il buio. E tra loro la «Catropria orobiella» e la «Scythris Arerai», specie esclusive dell'Arera. Di quest'ultima, individuata negli Anni '90 e ufficialmente classificata solo nel 2000, peraltro, molto resta ancora da conoscere. «Tutto il monte Arera – ha detto il direttore del museo Caffi di Bergamo Marco Valle – è una cattedrale di biodiversità, per la presenza di tantissimi endemismi, ovvero specie uniche al mondo. Un patrimonio che è fondamentale far conoscere perché possa anche essere rispettato e protetto».
E ieri, in occasione dell'inaugurazione del «Sentiero delle farfalle», sono state liberati alcuni esemplari, allevati appositamente per l'evento.

Ma l'Arera ospita anche una flora unica al mondo, come la Linaria o il Galium montis Arerae, specie peraltro a rischio estinzione. Il riscaldamento globale, infatti, sta portando all'aumento delle temperature: e per «fuggire» al caldo le specie abituate a climi più freddi sull'Arera continuano a «scalare» la montagna, portandosi sempre più in alto. Finché arriveranno alla cima, ai 2.500 metri di altitudine dell'Arera, senza trovare più possibilità di scampo. Per le farfalle, invece, il rischio è rappresentato dall'abbandono delle attività agropastorali, dall'avanzata dei boschi e dalla scomparsa dei prati magri, habitat elettivo di mote specie di lepidotteri presenti proprio sull'Arera.

«Grazie a una convenzione con l'Università di Pavia e all'ausilio di otto volontari – ha spiegato il presidente del Parco delle Orobie Franco Grassi – stiamo raccogliendo i semi delle venti specie di flora uniche presenti sulle Orobie: saranno portate e conservate alla banca del seme di Londra, in modo che possano essere salvate dal rischio di estinzione. Ma anche alcune coltivazioni tipiche nostre sono a rischio a causa delle modernità: come quelle del mais. Anche in questo caso porteremo i semi del nostro mais alla banca norvegese dei vegetali coltivati. In modo che, una volta eventualmente scomparsi, possano comunque essere rigenerati».

L'Eco di Bergamo

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