– Sempre meno presenze alberghiere, soprattutto in estate, e sempre meno hotel. Con gli stranieri che rappresentano ancora una percentuale molto bassa. Aumentano, invece, agriturismi e . La ricettività turistica in Valle Brembana cambia. Mettiamo un attimo da parte la questione delle (tantissime) seconde case, nelle quali l'affluenza non è statisticamente registrabile, e dalle quali, spesso, non un grosso indotto economico, dato che rimangono chiuse per la maggior parte 'anno e – come riferiscono i commercianti – sempre di più i villeggianti arrivano con quintali di spesa già fatta in città.

In estate 69 mila presenze
Il turista che dovrebbe portare lavoro per la valle, purtroppo frequenta sempre meno. A dirlo sono i dati, seppure ufficiosi, dell'Osservatorio del turismo della Provincia. In realtà il numero di persone che soggiorna è aumentato: in tutto il 2001 (quindi considerando gli arrivi anche non prettamente turistici) erano state 33 mila salite a 45 mila lo scorso anno. Ma la permanenza diventa sempre più breve. Le presenze, ovvero il numero di arrivi per i giorni di soggiorno, infatti, sono diminuite, passando dalle 146 mila del 2001 alle 140 mila dello scorso anno (con un leggero incremento rispetto al 2010, quando erano state 137 mila). Segno che ci si ferma sempre meno. Se poi confrontiamo solo il periodo estivo, da giugno ad agosto, la situazione non cambia, con le presenze scese dalle 90 mila di una decina d'anni fa alle 69 mila del 2011. Numeri in discesa, peraltro, dovuti in parte anche alla chiusura negli ultimi dieci anni di una dozzina di alberghi, passati da 66 agli attuali 54 (con i posti letto scesi da 2.530 a 1.706). Pochi ancora gli stranieri: nel 2011 sono stati 7.000 contro i 38 mila italiani, e 25 mila presenze contro le 115 mila italiane. Nella vicina , per esempio, gli alberghi arrivano a una quota straniera del 35%.

Pochi alberghi, spesso di bassa qualità e che, almeno coi turisti, non lavorano tantissimo. Sicuramente una dei punti di maggiore debolezza per il rilancio della valle. «In alcune zone – dice l'assessore al Turismo della Comunità montana Giovanni Fattori – siamo carenti da un punto di vista numerico, ma anche il livello non è eccelso rispetto alle nuove aspettative del turista, interessato soprattutto a strutture di livello medio-alto che prestano particolare attenzione al benessere».

Entro un anno 18 agriturismi
Meno hotel, aumentano invece gli agriturismi che entro un anno saliranno a quota 18. «Le maggiori richieste di chi frequenta la valle – prosegue Fattori – riguardano le attività legate alla natura, quindi itinerari escursionistici e ciclabili. Di conseguenza un forte interesse è legato ai prodotti tipici e ai luoghi dove poterli gustare, agriturismi e aziende agricole». «Negli ultimi dieci anni il turismo alberghiero è cambiato – dice Emanuela Rossi dell'hotel-ristorante Corona di Branzi –. Prima si fermavano anche un mese, anziani e famiglie. Oggi, in particolare ad agosto, ci si limita alla settimana. E c'è una mentalità ancora un po' vecchia rispetto ad altre zone di montagna: qui la gente arriva e sta in pensione completa, difficilmente va molto lontano, sta in paese o poco distante. Non c'è ancora la mentalità di fare solo la prima colazione e poi girare la valle. Forse, riuscendo ad attirare anche questo tipo di clientela, si riuscirebbe ad aumentare le presenze». «Quello che forse ci manca – continua Rossi – è una forte pubblicità sulla valle. Le potenzialità ci sono. Vengono tanto pubblicizzate le attività invernali, ancora poco quelle estive».

«La realtà è che lavoriamo solo due o tre mesi in estate – aggiunge Emanuela Ghizzo dell'albergo Carrara di Serina che da decenni ospita i ritiri di squadre di calcio – in un contesto che offre poco, di attrattive e di servizi. La domenica, per esempio, il trasporto pubblico da è carente: chi arriva con l'aereo come fa ad arrivare a Serina? Forse si dovrebbe tenere conto anche di questo e agevolare gli hotel che lavorano in condizioni di difficoltà. Noi paghiamo le stesse tasse di un hotel in centro a Bergamo, ma qui è decisamente differente. E tanto di quanto entra esce in tasse».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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